72mo anniversario della liberazione, il sindaco di Matera, Raffaello De Ruggieri: “La memoria diventi valore comune”
“Dobbiamo vivere questo momento di riflessione attenta, come un momento di comunità”. Ha esordito così il sindaco Raffaello de Ruggieri aprendo il suo intervento oggi in piazza Vittorio Veneto, durante la celebrazioni per il 72mo anniversario della Liberazione e aggiungendo, con orgoglio, il richiamo alla Medaglia d’Oro al merito civile, che quest’anno per la prima volta era appuntata al Gonfalone di Matera.
“Quel riconoscimento è legato a una vicenda storica su cui poggia il cammino di questa città – ha aggiunto – dal Dopoguerra a oggi, e rappresenta la nostra raggiunta autorevolezza”.
Nei saluti, il sindaco ha ringraziato i familiari delle vittime del i fatti del 21 settembre 1943. “Oggi, in piazza, c’è la figlia del brigadiere Vincenzo Rutigliano, Vincenza.
A lei come a tutti gli eredi delle vittime di quell’eccidio io porgo il saluto deferente di questa città, ricordando anche Pasquale Zigarelli che non è inserito negli elenchi cittadini ,ma a cui va il nostro dovuto riconoscimento.
Celebriamo il 25 aprile per i valori che conosciamo ma – riferendosi all’intervento della Presidente della Consulta giovanile, Arianna Antezza, che lo aveva preceduto ha proseguito: “Non possiamo vivere una memoria da conservare, dobbiamo trasformarla in un valore attuale, la libertà liberatrice che toglie le paure e crea le condizioni per diventare protagonisti del futuro perchè coloro che sono morti durante la resistenza, anche su questa piazza il 21 settembre 1943, siano un segno di speranza. Bisogna essere militanti civili, registrare il tempo e inventare il futuro – ha precisato – L’economia di questa città è vissuta nel mattone e nel cemento e non ha creato sviluppo, ma solo ricchezza per qualcuno. Dobbiamo perciò ritrovare il sentiero, grazie a ciò che ci hanno indicato coloro che sono morti, attraverso la libertà del lavoro.
Questa giornata ci deve trovare insieme, a riproporre con forza il senso della crescita democratica, del rafforzamento del pluralismo sociale e democratico, della partecipazione popolare. E’ finito il tempo delle pause; ora è quello dell’azione che nasce dalla memoria di coloro che sono morti per darci la libertà. Il 25 aprile, dunque, deve essere il momento della ripartenza, come accadde a coloro che riportarono l’Italia alla democrazia”.
Le celebrazioni si erano aperte in mattinata con la deposizione delle corone d’alloro al Cippo di via Lucana alla presenza delle autorità civili e militari.
Era seguita la messa celebrata da don Vincenzo Di Lecce nella chiesa di S. Francesco, proseguita con la cerimonia in piazza Vittorio Veneto che aveva ospitato gli interventi di istituzioni e rappresentanti delle associazioni.
L’intera manifestazione aveva contato sulla formazione del Liceo musicale dell’istituto magistrale “Stigliani” , diretta dal prof. Basile con la supervisione della prof. Papapietro.
Il Prefetto Antonella Bellomo, accompagnata dal Comandante Militare Esercito Basilicata, ha ricevuto gli onori militari. E’ seguita la cerimonia di onore ai Caduti, al Monumento posto in piazza alla presenza del Prefetto Bellomo, del sindaco De Ruggieri e del Presidente della Provincia De Giacomo.
Subito dopo, l’intervento della Presidente della Consulta degli Studenti, Arianna Antezza: “Il mio incarico si alterna alla mia vita di giovane che legge, si informa.
L’Italia vive un periodo storico segnato da un’ondata migratoria senza precedenti, da una crisi economico finanziaria e da una crisi del lavoro drammatica. Sono passati 72 dalla Liberazione dell’oppressione nazista – ha aggiunto – ma noi prima europei e poi italiani, non possiamo dirci liberi perché abbiamo paura e quindi votiamo per un democratore e non pe rla democrazia. Ci ostiniamo ad avere una visione economica unilaterale e una visione politica complottista. E’ possibile che non ci siano più gli spirit, come Nilde Jotti, Tina Anselmi? La Resistenza non si è conclusa e noi dovremmo sentirci tutti ancora partigiani in lotta. Quelli che sono caduti hanno lottato per se’ stessi e per noi, hanno fatto giustizia e hanno vinto per noi. I giovani devono lottare per un obiettivo che, a Matera – ha concluso non è quello legato alla realizzazione di alcuni progetti del Dossier. Matera deve lottare per la stabilità economica e lo sviluppo industriale”.
Il prof. Franco Lisanti, in rappresentanza delle associazioni combattentische e d’Arma si è soffermato su altri dei temi forti di questa giornata: “Dopo 72 anni la memoria rischia di svanire – ha detto – è una festa a rischo oblìo, ha scritto qualcuno.
Ed è un rischio concreto, perché si dimenticano i valori comuni della libertà, della democrazia.
E’ possibile – si è poi chiesto – arrivare a una memoria storica condivisa, una memoria che non sia faziosa e parziale? Dopo quanto tempo si può consisderare maturo un popolo? La questione riguarda anche l’Europa e la sua identità comune, da trovare elaborando il proprio passato attraverso la ferma condanna delle atrocità commesse che devono essere ricordate”.
Angelo Tataranno, a nome dell’Associazione Nazionale Partigiani è intervenuto subito dopo: “Commemorare significa ricordare insieme; in caso contrario rischia di essere una semplice passerella, un obbligo istituzionale da assolvere. Il 25 aprile è un condensato di storia e valori – ha aggiunto – chi non ha memoria, non ha futuro. Questa giornata va ricordato per il lungo periodo che si chiudeva con questa giornata, in cui la parola fondamentale era libertà.
Una conquista, questa – ha concluso – talmente importante che ogni giorno dobbiamo chiederci chi ce l’ha data e a chi dobbiamo tramandarla”.
Il presidente della Provincia, Francesco De Giacomo ha tracciato l’itineraio segnato da questa ricorrenza: “Questa giornata – ha detto – ha segnato la storia in modo indelebile – a distanza di 72 anni ha ancora oggi un valore di guida e di insegnamento per tutti noi ed è punto di riferimento per il futuro.
La nostra Costituzione è un prodotto della Resistenza, naturale prosecuzione di un movimento che ha saputo restituire dignità, libertà e orgoglio a un Paese mortificato da 20 anni di dittatura fascista. Anni di sofferenze, devastazioni e paura.
Eppure – ha proseguito – c’è chi ancora insiste sull’idea che possa esserci stato un fascismo buono, da contrapporre a quello delle guerre e delle leggi razziali.
Noi diciamo che non c’è mai stato un fascismo buono, questa è storia. Un dirigente politico che non conosce la storia del proprio Paese non saprà capire le fondamenta etiche della sua responsabilità e del lavoro che genera. Scegliere da che parte stare è il primo atto di resistenza – ha proseguito – non permettiamo che altri decidano per noi.
Molte donne, all’epoca scelsero: non possiamo non ricordare che rappresentavano nel movimento partigiano, una componente imprescindibile nella lotta al nazifascismo, nel collegamento fra le brigate, fra i partigiani e le loro famiglie. La celebrazione odierna ci obblighi ad una riflessione sul tema della libertà – ha concluso – tema essenziale nella nostra democrazia.
Non basta essere liberati per essere liberi”.
Il vice ministro dell’Interno, Filippo Bubbico, impossibilitato a partecipare ha inviato un messaggio al Prefetto: “”L’unità, l’indipendenza e la libertà sono conquiste straordinarie e irrinunciabili che vanno difese ogni giorno come capacità di cooperare per il bene comune, superando le contrapposizioni per convergere sull’interesse superiore.
Questo anniversario è dunque l’occasione per manifestare, ancora una volta, l’impegno che si rinnova ogni giorno, contro vecchi e nuovi egoismi, in nome dei valori fondamentali di ogni cittadino italiano. Il ricordo di quei tragici giorni, ci fa sentire il dovere di essere uniti nell’amore per il nostro Paese, uniti nell’orgoglio delle nostre grandi tradizioni di civiltà, uniti nell’impegno a contribuire al progresso e alla pace di tutti i popoli”.