8 marzo, conferenza nazionale sulle donne a Matera
La ricorrenza dell’8 marzo rappresenta un’occasione di approfondimento sul ruolo della donna nella società contemporanea. Tantoppiù se si considera che questa ricorrenza arriva in una delle fasi economiche più difficili che il nostro Paese abbia mai conosciuto e in cui rischia di essere ulteriormente penalizzato l’universo femminile.
Lavoro, welfare, legalità e democrazia sono le parole chiave su cui oggi è utile interrogarsi per chiudere definitivamente la stagione del berlusconismo e avviare un ciclo di riforme vere del Paese.
L’occupazione femminile al Sud è inferiore di 30 punti percentuali agli obiettivi fissati a Lisbona, meno di una su tre lavora. Il tasso di attività femminile si è ridotto, cioè si è prodotto un allontanamento delle donne disponibili a lavorare, soprattutto di quelle con basso titolo di studio. A un’occupazione modesta quasi sempre corrisponde una retribuzione insufficiente a compensare il lavoro domestico a cui si dovrebbe rinunciare per lavorare in un contesto di servizi insufficienti o assenti.
Per questo un numero sempre più alto di donne sceglie di restare a casa. La flessibilizzazione del lavoro in atto negli ultimi anni ha dato vita ad un’area estesa di instabilità occupazionale che nel sud è diventata ampia, persistente e diffusa.
I nodi centrali che frenano la partecipazione femminile sono di tipo strutturale e sono legati alla domanda di lavoro e alla carente offerta di servizi. Nessuna riforma può eludere questi dati drammatici. Non si tratta di problemi di parte – geografici, di genere o anche generazionali – ma di istanze che chiedono di rimodulare complessivamente la strategia e la qualità dello sviluppo, puntando anche sulle infrastrutture immateriali, su una robusta quota di beni comuni, rilanciando la costruzione di un welfare moderno (pensiamo al caso degli asili nido e di quanto sarebbe necessario che questi investimenti uscissero dal patto di stabilità), lavorando sulle condizioni non economiche dello sviluppo, sul terreno dei diritti, della legalità, della sicurezza.
La crisi non è un incidente di percorso, ma il frutto di una impostazione sbagliata, di riforme mancate, degli errori della destra. Serve una strategia complessiva che possa combattere la recessione e rilanciare l’occupazione ripensando a modelli alternativi e differenti di vita e di consumo. Non c’è una bacchetta magica, ma ci possono essere azioni utili a sostenere il lavoro ed il welfare.
Le donne hanno pagato il prezzo della crisi e delle politiche della destra e stanno sostenendo i costi del risanamento. Per questo sarebbe importante che il governo affronti il capitolo del lavoro delle donne, a partire dal Mezzogiorno, attraverso la convocazione di un tavolo con le forze sociali, sindacati, enti locali e aprendo una grande discussione politica.
Noi del centrosinistra pensiamo che sarebbe utile costruire a Matera, in questo tempo di grave crisi economica, una conferenza nazionale sul lavoro delle donne in grado di andare oltre le analisi e capace di offrire strumenti concreti capaci di aggredire il nodo dell`occupazione.
Il rapporto stretto che corre tra lavoro femminile e sviluppo della società è messo in evidenza da economisti di tutto il mondo, a partire dal premio Nobel Muhammad Yunus che attraverso il sistema del microcredito a cooperative femminili ha provocato un cambiamento di mentalità anche all’interno della Banca Mondiale.
La stessa Banca d’Italia ha detto che il raggiungimento del 70 per cento di occupazione femminile produrrebbe nel Paese un aumento del 7 per cento del Pil. E invece solo una su tre lavora nonostante le donne siano quelle che studiano e si laureano di più, anche nel Sud.
E allora, l’8 marzo deve essere un’occasione per guardare al passato, studiare il presente e per disegnare una nuova prospettiva di futuro attraverso forme di incentivazione del lavoro femminile, una partecipazione politica nelle istituzioni più diffusa, attraverso un potenziamento dei servizi sociali per una migliore conciliazione fra famiglia e lavoro, attraverso un cambio di mentalità che guardi alla donna come ad una risposta a quella crisi politica e dei partiti che sta investendo pesantemente il nostro sistema.
Nella legge elettorale di cui si discute chiediamo siano contenute norme e sanzioni per affermare la presenza femminile. Chiediamo che venga in fretta approvata la legge licenziata dalla Commissione affari costituzionali che contiene la doppia preferenza di genere per i Comuni e che si dia seguito attraverso una legge all’attuazione dell`articolo 49 della Costituzione che impone che la vita interna dei partiti sia regolata da quel metodo democratico così importante per le donne.
Su questi temi continueremo a discutere nella nostra città favorendo una partecipazione sempre più diffusa nella consapevolezza che la nostra forza e il nostro pensiero rappresentano una risorsa per Matera, per la Basilicata, per il nostro Paese.
I partiti del centrosinistra di Matera Pd, Idv, Lista Stella, Psi, Pu, udc, Api, Sel