9 nigeriane a San Severino Lucano
9 giovani ragazze nigeriane, una di appena un mese, da una settimana sono ospiti di San Severino Lucano. Il comune dopo aver risposto alla richiesta del Ministero di dare disponibilità per il servizio di accoglienza, integrazione e tutela per i richiedenti e i titolari di protezione internazionale e umanitaria, nel quadro dello Sprar, il sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati, ha fatto tutto quanto necessario per l’attuazione del progetto, la cooperativa Senis Ospes si sta occupando della gestione dei servizi offerti. Il progetto procede bene, ha detto Giorgia Simonetti, una delle psicologhe che opera nel centro, “le ragazze si stanno integrando e la popolazione le ha ben accolte. Cercheremo di valorizzare le loro attitudini e speriamo che rimangono anche dopo nella nostra cittadina”.
Il progetto prevede l’accoglienza per sei mesi di ognuna di loro, rinnovabili su richiesta per altrettanti. La loro giornata le ragazze la trascorrono in parte in modo autonomo in parte facendo laboratori di lingua, manuali e altro, per una migliore integrazione si cercherà di organizzare delle attività in collaborazione con le persone del posto. “la nostra, dice Egidio Castronuovo, referente della struttura, è un’attività di aiuto per l’integrazione e l’autonomia, cercheremo di rendere queste nostre ospiti capaci di lavorare e vivere da noi in modo dignitoso”.
Dunque sei mesi, durante i quali la persona, oltre ad ottenere accoglienza e consulenza giuridica, avrà a disposizione anche corsi e tirocini formativi. Il livello di civiltà di un popolo, dice il sindaco Franco Fiore, “si vede dallo spazio che destina all’accoglienza. Da noi ogni straniero che arriva è un patrimonio di ricchezza per tutti, ha continuato, garantiremo la massima disponibilità per aiutare le rifugiate e coloro che si occupano del progetto. Ci sforzeremo insieme di mettere gli ospiti in grado di “camminare con le proprie gambe” sul territorio nazionale. Sono persone con i nostri stessi sogni, aspettative e necessità, sono persone abituati al sacrificio e al dolore a cui noi cercheremo di migliorare la qualità della vita, e speriamo di riuscire a farli diventare rifugiati celebri. E di esempi di esuli che hanno svolto un ruolo eccezionale per talento, esperienza o ricerca e sono diventati un elemento importante della società che li ha accolti fino a entrare nella storia del Paese, ne abbiamo non pochi, Albert Einstein era un rifugiato come, ad esempio, lo sono stati in un certo periodo della loro vita Victor Hugo, Giuseppe Garibaldi o Enrico Fermi”.