Giovanni Semeraro condannato a 2 anni e 6 mesi per avvelenamento da idrocarburi
Il giudice monocratico del Tribunale di Lecce Silvia Minerva ha condannato l’imprenditore leccese Giovanni Semeraro, ex patron dell’Us Lecce, a 2 anni e 6 mesi di reclusione in quanto ritenuto responsabile di avvelenamento da idrocarburi della falda acquifera di una vasta zona a nord della città salentina e omessa bonifica. Tre gli anni di reclusione richiesti dall’accusa sostenuta dal procuratore aggiunto Ennio Cillo. La condanna è stata decisa nell’ambito del processo scaturito a seguito dell’inchiesta dei carabinieri del Noe di Lecce sullo Studium 2000, il polo universitario che sarebbe sorto nei pressi del cimitero di Lecce, i cui terreni, secondo l’accusa, sarebbero stati inquinati da idrocarburi fuoriusciti dall’ex deposito di carburanti Apisem (che prende il nome del distributore di carburanti che avrebbe causato l’inquinamento), dismesso nel 1997 e di proprietà della ‘Rg Semeraro’, facente capo dell’imprenditore leccese.
La pena inflitta dal giudice Silvia Minerva verrà sospesa a condizione che i 20.000 ettari di terreno vengano subito bonificati. Ma la vicenda Apisem potrebbe presto mietere altre vittime, perché nel dispositivo il giudice ha disposto l’invio degli atti del procedimento alla Procura affinché sia valutata la posizione del sindaco di Lecce (in carica nell’ultimo quindicennio) e del dirigente dell’Ufficio ambiente del Comune, nonché del dirigente dell’ufficio Gestione rifiuti della Regione e del funzionario regionale responsabile del procedimento, che avrebbe dovuto portare alla bonifica dell’intera area compresa tra via Vecchia Surbo e via Taranto, a ridosso del cimitero. Con la presunta omissione di atti d’ufficio di cui potrebbero essersi macchiati, gli amministratori – secondo il magistrato – avrebbero agevolato l’avvelenamento dell’acqua di cui Semeraro è stato riconosciuto colpevole.