BasilicataCronaca

Matera come Senise. Il crollo della collina Timpone del 1986 non ha insegnato nulla

frana senise 1986“Allora io glielo dissi al genio civile. Mettetemi nell’elenco, perché se devo lasciare la casa, la lascio. Non sono attaccata a queste quattro mura. E’ vero: abbiamo lavorato una vita io e mio marito per tirarle su. Ma se c’è pericolo che la casa crolli in testa ai miei figli, ce ne andiamo subito. Mettetemi nell’elenco. La loro risposta fu una grassa risata. Mi dissero: signora, dove vuole andare? E’ diventata matta? Qui può dormire tranquilla”. Rocco Di Biasi, giornalista ‘L’Unità’, raccontava così il terribile atto di accusa della signora Lucia Durante. Era il 23 agosto del 1986 e, un mese prima, la vita di Lucia cambiò drammaticamente. Il 26 luglio, alle ore 4.15, lo smottamento della collina Timpone di Senise tranciò di netto la vita della donna e della sua famiglia: le ‘quattro mura’ della sua casa, infatti, crollarono, e a farne le spese furono i 3 figli della signora Lucia: Giuseppe, 14 anni; Maria, 11; Maddalena, 5. Tre delle otto vittime totali della frana di Senise.

Pochi giorni fa, a Matera, una palazzina è crollata, ed una delle sopravvissute, Annamaria, ha raccontato come, dopo il sopralluogo dei tecnici del comune, erano arrivate rassicurazioni circa la stabilità del palazzo. Proprio come successo a Lucia Durante 28 anni fa. Una paura sedata dalle rassicurazioni di chi è esperto in materia. Una tragedia annunciata, e che solo a fatto compiuto potrebbe trovare delle spiegazioni. Ma, evidentemente, il precedente di Senise non ha insegnato nulla. ‘Delitto previsto’, fu il titolo de ‘Il Corriere delle Sera’ all’indomani della tragedia senisese. “Ancora una volta Destino e Fatalità non centrano nulla” fu il commento di Cesare De Seta.

Gli edifici inghiottiti dalla frana di collina Timpone erano costruiti su terra che si sbriciolava tra le mani, in un territorio, di circa 12 ettari che, nel complesso, fu scenario dello smottamento, in cui si costruiva con regolari licenze edilizie. Un anno prima della tragedia, nel marzo del 1985, Arturo Guastella scrisse su ‘Il Messaggero’ che “l’ufficio tecnico di Senise e il Genio Civile compirono uno studio geologico sulla collina e diedero l’allarme. La Regione Basilicata, ricevute le relazioni, chiese un prestito di 4 miliardi per consolidare la collina”. Collina che, nel biennio 1984-85, aveva subito numerose erosioni, che ne avevano minato e indebolito la struttura. Negli ultimi sette anni Senise aveva ottenuto dalla Regione oltre 2 miliardi per lavori di consolidamento delle abitazioni. Tutti sapevano, quindi. Nessun provvedimento era stato preso, se si eccettua il consiglio benevolo di non costruire sulla collina.

Ed oggi rimane solo un legame tra Senise e Matera. Due tragedie annunciate, ma soprattutto persone innocenti che hanno pagato con la loro vita la negligenza di coloro che avrebbero dovuto intervenire a fondo, ma che hanno sottovalutato l’enorme problema.

 

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