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Chiusura dell’anno accademico Unitrè con la presenza di Olimpia Fuina

All’Università dell’Unitre, guidata da Francesco Nicoletti, la giornata che ha sancito la chiusura dell’anno accademico ha visto la lezione di giornalismo portato avanti dal giornalista Carlo Abbatino, e la presenza della signora Olimpia Fuina Orioli, nota come ‘madre coraggio’. Un incontro di grande valore, dal momento che il tema è stato il libro di poesie pubblicato postumo, dal titolo ‘Il mio nome è Luca Orioli’, il figlio della signora Fuina, deceduto a soli 21 anni, in circostanze ancora tutte da definire, e che proprio alla signora porta ancora continuo turbamento.
Olimpia Fuina, a riguardo, ha preferito glissare: “Preferisco che parli Luca. Rivendico la sua identità sinora ignorata”. Il libro, edito da Giuseppe Laterza, raccoglie le poesie scritte dal 1981 al 1988, e la pubblicazione è il frutto di un lavoro certosino fatto dalla madre che ha voluto mettere insieme quanto trovato scritto dal figlio, nel cassetto. Un ragazzo studente modello, che ha grande passioni come la musica. E’ la storia di una famiglia che all’improvviso si trova di fronte ad una tragedia, ed il papà muore di dolore. E’ la storia di una madre affranta da un dolore, che ritrova, come detto, le poesie del figlio in un cassetto. Ben 130 poesie che parlano della sua storia, della sua terra, dei suoi amori, delle passioni, dei suoi amici.
La signora Fuina ha spiegato: “Luca ascoltava gli altri, e dalle sue riflessioni vedo la scoperta di Dio, e lui lo fa in maniera virtuosa, lasciandomi una forza sovrumana per continuare a vivere dopo la sua morte. Quando il libro è stato presentato al Cinema Comunale, c’è stato un grande applauso di tanti giovani presenti: un’esperienza unica, perché ho sentito vivo Luca in ciascuno di loro, e sono convinto che questo applauso non lo farà morire”. Sulla tragica vicenda, la signora Orioli ha detto: “Sto sfidando le forze umane. Avevo una vita felice, un marito che mi amava, un figlio con il quale c’era un rapporto e un’intesa straordinaria. Mi è venuto a mancare tutto questo, e la sua morte è la vita che continua ed è un atto d’amore con lui. E’ amore materno e filiale che diventa amore per la vita e per tutti coloro che sono oppressi dal male, persone per le quali posso solo pregare”. Infine, la signora Olimpia si è rivolta a tutti i genitori: “Attenti quando i figli parlano, e oggi la mia vita la spendo perché gli altri possono provvedere a farla diventare meglio”.

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