Banche, Tancredi e Giordano (Ugl): ”No all’anatocismo bancario”
“Diciamo no senza se e senza ma all’anatocismo bancario, nella nostra regione significherebbe dichiarare la morte certa di tutte le AA.PP. del territorio già in sofferenza bancaria, sarebbe produzione di interessi da parte degli interessi. A questo gioco a favore degli usurai, noi ribadiamo la nostra contraria disponibilità affinché le banche continuino a dissanguare la povera gente”. E’ quanto denunciano i segretari dell’Ugl Basilicata Giovanni Tancredi e Pino Giordano per i quali, “deve finire il tempo delle ‘vacche grasse’anche per le banche le quali hanno un privilegio, perché laddove il cliente fosse debitore dell’istituto di credito gli interessi diventano dovuti trimestralmente ossia – proseguono i leaders Ugl, Tancredi e Giordano – portano il nome di capitalizzazione trimestrale degli interessi passivi: ogni tre mesi gli interessi maturati da parte dell’ente creditorio diventano esigibili nei confronti del cliente e quindi, vanno a sommare al capitale inizialmente mutuato dalla banca. Il cliente non può supportare di vedersi aumentare il valore del capitale originario preso in prestito, perché esso viene maggiorato degli interessi maturati trimestralmente dall’ente creditorio. In buona sostanza è una beffa: qualora il cliente ha prestato soldi alla banca, costui ha il diritto di pretendere gli interessi con cadenza annuale, mentre, laddove, fosse la banca a dare denaro, questa ha il diritto di pretendere gli interessi ogni tre mesi: Gli interessi, poi, se non pagati, vanno ad aumentare l’importo del capitale iniziale prestato, sicché il debitore vedrà sempre aumentare l’importo del capitale originariamente preso in prestito. Ed il Governo cosa fa – tuonano forte e chiaro, Tancredi e Giordano? Corre in soccorso delle Banche attraverso la Banca d’Italia che promuove la norma voluta ad – ok dal Governo per il ritorno dell’anatocismo. Agli addetti ai lavori, l’Ugl Basilicata ricorda che il pagamento degli interessi sugli interessi è già stato cancellato dalla Corte costituzionale ma adesso reintegrato con il decreto Competitività così dichiarando definitivamente morta ogni speranza di ripresa della Basilicata”.