Crollo vico Piave, Francesco Calculli scrive a Mattarella
Francesco Calculli, il marito di Antonella Favale, la donna morta dopo il crollo della palazzina di vico Piave a Matera l’11 gennaio 2014, ha denunciato la situazione paradossale in cui si ritrova coinvolto, mediante una lettera aperta inviata al Presidente della Repubblica Sergio Matterella. La missiva fa seguito alla lettera inviata nei giorni scorsi al sindaco di Matera Salvatore Adduce e, per conoscenza, al Prefetto di Matera Antonella Bellomo, al presidente della Regione Basilicata Marcello Pittella, all’amministratore dell’ATER Vito Lupo, al Dirigente del Settore Politiche Sociali del Comune di Matera Giulia Mancino, alla Dirigente del Settore Patrimonio del Comune di Matera Maria Giovinazzi.
Questo il testo integrale
Crollo palazzina vico Piave, Francesco Calculli sollecita al sindaco Adduce l’assegnazione di un alloggio al borgo La Martella
Egr. Avv.
Prof. Sergio Mattarella
Presidente della Repubblica
Roma
Matera, 13 marzo 2015
Egregio Signor Presidente,
come cittadino della Repubblica che Lei degnamente rappresenta Le scrivo per denunciare la situazione gravissima e paradossale che vivo da oltre un anno.
Come certamente avrà letto dalle cronache, l’11 gennaio 2014 a seguito del crollo di un fabbricato in vico Piave a Matera ho perso in un colpo solo mia moglie, Dina Antonella Favale, tutti i miei averi e la casa, su cui continuerò a pagare un mutuo bancario della durata di altri 14 anni.
A distanza di 14 mesi il Comune di Matera non ha ancora provveduto ad assolvere all’impegno di rendermi disponibile un altro alloggio.
Con Ordinanza del Sindaco n. 35465 del 24 luglio 2014 veniva effettuata la requisizione temporanea di un alloggio di E.R.P. di proprietà dell’ATER di Matera sito al borgo La Martella in via Cavone n. 5 e disposta l’assegnazione temporanea (per 3 anni) dello stesso al sottoscritto, con un canone locativo, sulla base di una serie di motivazioni riassumibili nella condizione di emergenza abitativa determinata dal crollo.
Circa un mese prima (27.6.2014) la Dirigente del Settore Politiche Sociali mi convocava per l’accettazione formale dell’assegnazione temporanea del su citato alloggio, accettazione formalizzata il successivo 30 giugno.
Purtroppo non ho potuto mai prendere possesso dell’alloggio che mi è stato assegnato perché lo stesso era già stato abusivamente occupato da un altro nucleo familiare che probabilmente vive un’emergenza abitativa non meno grave ma che, comunque, non era destinatario dell’ “ordine di interpello” dei nuclei familiari coinvolti nel crollo di vico Piave. Soprattutto nessuno mi ha più contattato nei successivi 9 mesi per informarmi dell’evolversi della situazione, sulle procedure messe in atto per adempiere all’oggetto dell’ordinanza suddetta, lasciandomi nella più totale disinformazione e abbandono.
Oggi, pare che il Tribunale abbia disposto lo sgombero di quell’alloggio che, tuttavia, necessita di lavori di ristrutturazione per renderlo vivibile e di spese di allaccio alle utenze, affitto e acquisto mobili e suppellettili, tenendo conto che ho perso TUTTO nel crollo della mia abitazione. Tuttavia, il mio stipendio da operaio non mi consente di sostenere una spesa del genere, soprattutto perché fra qualche mese mi ritroverò a pagare un mutuo della durata di altri 14 anni per un’abitazione crollata che ha portato via con se tutti i miei averi, tutti i miei beni acquistati con il nostro sacrificio e lavoro e soprattutto ha cancellato l’esistenza della mia amata consorte Dina Antonella Favale.
Nel frattempo la mia esistenza è stata resa ancora più difficile dalle situazioni di salute di mio padre e di mia zia, donna di 84 anni che mi ha cresciuto avendo perso mia madre quando avevo solo 12 giorni. Ritrovandomi sotto lo stesso tetto devo necessariamente occuparmi di loro,
aiutandoli e sorreggendoli nelle loro difficoltà, mettendo da parte le mie necessità.
Ritrovarsi con questo oggettivo peso sulle spalle e scontrarmi con la posizione dell’amministrazione comunale di Matera, che sostiene di aver ottemperato, anche in maniera straordinaria, a tutto quello che di possibile può essere fatto e soprattutto non ha mezzi, norme e intenti per poter fare altro per dare sollievo reale alla mia situazione diventa pesante da accettare,
peso inaccettabile per chi come me si comporta legalmente, dignitosamente e civilmente, degno abitante di una città eletta Capitale Europea della Cultura
nel 2019.
Egregio Signor Presidente, per poterLe esprimere compiutamente ilmio pensiero, certo della Sua sensibilità, Le chiedo di poter essere ricevuto da Lei come cittadino di questa Repubblica.
Con i migliori sensi di stima
Francesco Nunzio Calculli