No Triv, indetta manifestazione per il 18 settembre a Bari
Apprendiamo dalle cronache nazionali che l’11 agosto 2015 la seduta del consiglio della Regione Abruzzo non si è tenuta per mancanza del numero legale dovuta all’assenza di tre consiglieri della maggioranza di centrosinistra, delle minoranze di centrodestra e del Movimento 5 Stelle.
Sembrerebbe una “normale” crisi politica se non fosse che al suo interno si sarebbe dovuta votare tra i punti all’o.d.g. la risoluzione referendaria, su richiesta dell’assessore all’Ambiente Mazzocca, per l’abrogazione dell’art. 35 del Decreto Sviluppo del 2012 che ha permesso il riavvio di tutti i procedimenti di estrazione di petrolio entro le 12 miglia marine.
Abrogandolo, si sarebbero potute bloccare Ombrina Mare e le altre concessioni lungo le coste abruzzesi a partire dal 2010.
Il consiglio regionale non si è svolto ed ogni questione è stata rimandata alla riapertura delle attività a settembre, riducendo ancor di più la possibilità di intervento verso la risoluzione referendaria dato che la scadenza per deliberare in merito è il 30 settembre.
Quanto è accaduto dimostra, ancora una volta, come gli impegni presi nell’incontro di Termoli del 24 luglio 2015 dai governatori delle Regioni Marche, Abruzzo, Molise, Puglia, Basilicata e Calabria sul tema delle trivellazioni in Adriatico e nello Ionio, siano funzionali alla “propaganda”, ma non si traducano mai in azioni concrete, in scelte nette che mettano in discussione la governance nazionale.
Il 14 agosto 2015 il Coordinamento Nazionale No Triv ha chiesto, in conferenza stampa, al governatore della Regione Abruzzo, l’immediata convocazione, entro questo mese, di un consiglio regionale in seduta straordinaria che affronti come unico punto all’o.d.g. la risoluzione referendaria chiesta dall’assessore all’Ambiente Mazzocca.
Per quanto riguarda la situazione in Puglia, apprendiamo dal sito della Regione che la stessa sta approntando, su indirizzo della precedente legislatura, i ricorsi al T.A.R. Lazio contro le nove concessioni sbloccate dal Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, agli inizi di Giugno, lungo le coste pugliesi.
Ci chiediamo se gli stessi siano stati inviati entro i termini utili fissati dalla legge.
Ci chiediamo anche che fine abbia fatto, nella comunicazione ufficiale, il ricorso alla Corte Costituzionale contro il decreto del Ministero dello Sviluppo Economico che aggiorna il disciplinare tipo dell’art. 38 dello Sblocca Italia.
Sarebbe stato opportuno che la Regione Puglia si fosse attivata per comunicare il numero di iscrizione al ruolo dei ricorsi, in maniera tale da poterne seguire l’iter dai siti istituzionali.
Alla luce di tutto questo e di quanto sta avvenendo in Abruzzo, chiediamo al governatore Michele Emiliano di dare seguito all’incontro di luglio a Termoli e, sulla scia della proposta del Coordinamento Nazionale, convocare entro agosto un consiglio regionale in sessione aperta che metta all’o.d.g. la risoluzione referendaria contro l’art. 35 del Decreto Sviluppo del 2012.
Ricordiamo che, in sostituzione delle 500.000 firme, troppe da raccogliere entro il 30 settembre, è sufficiente il pronunciamento di cinque consigli regionali e che questo ormai è un atto indifferibile.
La Conferenza delle Regioni del Sud, prevista per il 18 settembre all’interno della Fiera del Levante come momento di confronto per proseguire il lavoro iniziato a Termoli, sarà per noi l’occasione di verificare se le “buone intenzioni” espresse dal governatore Emiliano, si siano nel frattempo trasformate in concrete azioni politiche ed amministrative, ovvero nella convocazione entro agosto del consiglio regionale e nella deliberazione in merito al referendum.
La mobilitazione, in quella stessa data, sarà funzionale a ribadire le nostre ragioni del “no” alla politica di ricerca ed estrazione idrocarburi, liquidi e gassosi, a terra ed in mare ed a portare all’attenzione di tutti i danni che queste creerebbero alle attività economiche e turistiche e alla salute dei cittadini, senza tralasciare ciò che sta già avvenendo ai confini tra Basilicata e Puglia con l’inquinamento del Pertusillo, a Taranto con l’ampliamento del centro di stoccaggio del petrolio lucano Tempa Rossa, lascito della precedente giunta, e con l’arrivo della TAP e del riutilizzo del Centro Oli di Viggiano quale Hub del Gas.
La convocazione del consiglio regionale in tempo utile per deliberare sulla risoluzione referendaria a settembre, sarà anche il banco di prova per tutte le forze politiche, di maggioranza e di opposizione, di verificare della capacità di assumersi la responsabilità politica delle loro azioni, a differenza di quanto accaduto nel Consiglio Regionale in Abruzzo.
Coordinamento No Triv – Terra di Bari