Il comune di Biccari sciopera il 2 ottobre
“Municipio chiuso venerdì 2 ottobre, per protestare contro i tagli del Governo”. Lo ‘sciopero civico’ è stato annunciato da Gianfilippo Mignogna, sindaco di Biccari (Foggia), che, accompagnato dai suoi assessori, sosterà davanti alla sede del Municipio per spiegare ai cittadini le condizioni di un bilancio sempre più drammatico. Lo scorso 17 agosto, seguendo le prescrizioni del Prefetto di Foggia, il Comune di Biccari ha approvato un bilancio di previsione con appena 15 mila euro di trasferimenti statali.
“Tra Patto di Stabilità, tagli, introduzione della Tasi e dell’Imu agricola, noi siamo obbligati a fare i salti mortali per non vessare ulteriormente la popolazione. Ma così non andiamo lontano: riusciamo a malapena ad assicurare i servizi essenziali e il pagamento del personale. Per questo, occorre che ci facciamo sentire. – ha spiegato Mignogna – Si scrive Biccari e si legge Italia. Anzi, la situazione diventa davvero ai limiti della logica, se si pensa ai Piccoli Comuni, alle prese con problemi di dissesto idrogeologico, crescita zero e galoppante spopolamento. I Monti Dauni, in particolare, sono a vero rischio desertificazione entro pochi anni”.
Mignogna ha anche aggiunto che esiste una legge, al vaglio del Parlamento, sul ripopolamento dei Piccoli Comuni. La legge è stata presentata, come primo firmatario, dall’on. Romina Mura, giovane parlamentare del Pd e sindaco di Sadali (900 abitanti) in Sardegna. La proposta, accolta favorevolmente anche da Borghi Autentici, punta a combattere lo spopolamento in atto nei Comuni con meno di 3000 abitanti attraverso l’introduzione del reddito di insediamento (640 euro di un apposito fondo del Ministero delle Finanze) per chi scegliesse di risiedere nei piccoli centri situati nelle aree svantaggiate e nelle zone interne..
“Per ora da Roma, manco a dirlo, regna il silenzio”, afferma Mignogna, che non è nuovo ad iniziative simili. Il 2 dicembre 2014 trasferì simbolicamente gli uffici comunali sul lago Pescara, a 900 metri di altitudine, perché il Governo Renzi non riconosceva più il Comune dei Monti Dauni come ‘montano’, avendo sede a 450 metri. “Se ci vogliono far morire, lo dicano a chiare lettere”, ha chiosato il sindaco.