Ilva, al via il maxi-processo a Taranto
Ha tutte le caratteristiche per diventare il più grande maxi-processo italiano in tema ambientale. I numeri sono emblematici: 6 anni di indagini, un migliaio di parti civili, più di 100 avvocati ed un’intera città, Taranto, che aspetta di sapere se chi ha inquinato per decenni sarà condannato insieme a chi, nelle stanze della politica, avrebbe fatto poco o nulla per evitarlo. L’Ilva di Taranto, da domani, torna alla ribalta giudiziaria.
47 imputati, di cui 44 persone fisiche e tre società (Ilva spa, Riva Fire e Riva Forni Elettrici, accusate di illeciti amministrativi) alla sbarra, dopo il rinvio a giudizio disposto il 23 luglio scorso dal gup del Tribunale di Taranto, Vilma Gilli, al termine dell’udienza preliminare. Della famiglia Riva saranno processati Nicola e Fabio, quest’ultimo unico detenuto. Emilio, il capostipite, è deceduto il 29 aprile 2014. Tra i politici sotto processo ci sono l’ex governatore regionale Nichi Vendola (imputato di concussione aggravata in concorso), il deputato di Sel Nicola Frantoianni e un consigliere regionale del Pd, Donato Pentassugliam (entrambi accusati di favoreggiamento personale), il sindaco di Taranto Ippazio Stefano (abuso d’ufficio), l’ex presidente della Provincia di Taranto Giovanni Florido e l’ex assessore provinciale all’Ambiente Michele Conserva (accusato di concussione).
Alla sbarra ci saranno anche diversi dirigenti del colosso siderurgico succedutisi nel corso degli anni; si tratta dell’ex presidente ed ex prefetto di Milano, Bruno Ferrante; dei direttore di stabilimento, l’ex responsabile rapporti istituzionali, Girolamo Archina’, i ‘fiduciari’ dei Riva, un legale Ilva, funzionari ministeriali per l’Aia 2011 e funzionari regionali. Altri cinque imputati sono stati giudicati dal gup con rito abbreviato; condannati a 3 anni e 4 mesi l’ex consulente della Procura Roberto Primerano (falso ideologico); 10 mesi per il sacerdote don Marco Gerardo (favoreggiamento). Assolti, invece, l’ex assessore regionale all’Ambiente Lorenzo Nicastro, l’avv. Donato Perrini (entrambi accusati di favoreggiamento personale) e il carabiniere Giovanni Bardaro (rivelazione di segreti d’ufficio).
Ma la prima udienza è a rischio per un difetto di notifica ad un imputato che, se non dovesse essere superato, potrebbe portare ad uno slittamento del processo.