Adriano Panatta a Foggia
“Ho avuto il privilegio di fare la carriera che ho fatto: una cosa che mi piaceva, che sognavo di fare sin da bambino”. Inizia così l’incontro di Foggia, presso l’aula magna del CdL di Scienze delle Attività Motorie, con Adriano Panatta, leggenda del tennis italiano o “icona dello sport nazionale”, come lo ha salutato Raffaele Piemontese, assessore regionale al Bilancio, con delega allo Sport. Il tennista romano si è confrontato con i laureandi foggiani su temi legati allo sport inteso come agonismo, come integrazione e benessere, proprio nel giorno in cui è stato scelto come cerimoniere della premiazione della finale maschile del Roland Garros 2016. Un omaggio per ricordare il titolo che l’ex tennista romano, classe 1950, ha conquistato nel 1976.
“Sacrifici? Nessun dubbio, il lavoro premia sempre. Ma lo sport professionistico richiede fatica mentale e fatica fisica”, ha detto Panatta. E quando il Rettore Maurizio Ricci, il Presidente di Confindustria Foggia Gianni Rotice, l’assessore Piemontese e il presidente del Cus Claudio Amorese sottolineano i 3 momenti topici della carriera di Panatta, il diretto interessato risponde: “avete esagerato con i complimenti”.
Ma è indubbio che il 1976 rappresenti la pietra miliare di Panatta e, in generale, del tennis tricolore. La stagione del tennista romano inizia da ‘profeta in patria’, con la vittoria degli Internazionali di Roma, battendo Vilas per 3-1. Poi, come detto, il Roland Garros, e questa volta a cadere sotto i suoi colpi è lo statunitense Harold Solomon per 4-1. Il tris arriva in Cile, con la conquista della Coppa Davis. Panatta, Barazzutti, Bertolucci, Zugarelli, allenatore Pietrangeli, un poker di nomi da mandare a memoria per gli amanti dello sport. Ed è per questo motivo che Panatta può essere definitivo l’uomo del Triplete.