Cooperazione internazionale, Mazzarano (Pd) replica a Caroppo
La “esterofobia con la bava alla bocca” del consigliere Caroppo mi stupisce molto. Ma mi sorprende di più il rilevare che Caroppo non sappia che la più importante legge regionale sul “partenariato per la cooperazione internazionale” è firmata Raffaele Fitto. È una legge approvata nel 2003 dai predecessori di Caroppo, evidentemente più saggi e prudenti di lui nell’accarezzare le paure del momento. Quella legge prevede che la Regione Puglia possa farsi promotrice di interventi rivolti, cito testualmente, al “soccorso e all’assistenza a popolazioni colpite dall’emergenza” e gli interventi riguardano, cito sempre testualmente, “la partecipazione a iniziative promosse dall’Unione Europea, dal Governo italiano, da associazioni, da organizzazioni non governative, da organizzazioni internazionali” per “la promozione della cultura della pace, dei diritti umani e delle singole identità e religioni”. L’emendamento proposto è in linea con quei principi e ne ricalca persino i termini. Ora, io capisco tutto, capisco pure che per qualche minuto di notorietà, ci si debba esibire in uno slancio di orribile sciovinismo; quello che non capisco è perché prima di parlare non ci si informi per non incorrere in brutte figure. Ho scelto di proporre una norma trasparente che introduce criteri generali, e non particolari, in cui intervenire. Avrei potuto chiedere di finanziare il capitolo della suddetta legge che residua di 200 mila Euro; in questo secondo caso nessuno, neanche Caroppo, avrebbe potuto lanciarsi in una volgare strombazzata di strisciante xenofobia. Come è ovvio, come saranno impiegate e a chi saranno destinate le risorse economiche, lo deciderà la Presidenza della Giunta Regionale. Tutto sarà trasparente. Come sempre e come è ovvio. Io ho solo voluto ricordare che la Puglia è una regione di frontiera, terra di pace e accoglienza. Il mio emendamento e il relativo stanziamento economico è destinato ad aiutare popoli distrutti dalla guerra e piegati dalla fame. E aiutarli a casa loro, come ci chiedono gli italiani.