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Il sindaco di Matera ritorna sulla questione Ferrosud

Il Primo Cittadino, dopo l’approvazione all’unanimità di un documento unitario del Consiglio Comunale aperto per la nota problematicità della Ferrosud e a seguito dell’incontro tenutosi il 6 novembre scorso presso il MISE e chiusosi in negativo per le sorti dell’azienda, ritorna sullo stato di crisi dello stabilimento affermando che: “E’ bene che ci sia e continui ad esserci questo corale colloquio e questa continua pressione nei confronti del Governo e con il Ministero dello Sviluppo Economico, per appurare se gl’interventi legati all’azienda possano o meno rientrare nel Piano Industriale 2017 – 2026 del Gruppo FS Italiane di novantaquattro miliardi d’investimenti. È necessario, nello specifico, verificare due questioni di fondo ovvero, la prima, se l’attuale proprietà della Ferrosud ha intenzione di cambiare orientamento oppure se è opportuno vendere lo stabilimento. Infatti l’eventuale soluzione positiva del concordato preventivo deve imporre alla proprietà di attivare iniziative d’innovazione nei processi della Ferrosud, altrimenti questa sarà un semplice luogo di riparazioni e di manutenzioni delle carrozze e non di costruzione delle stesse. Se questo non potrà avvenire, allora è opportuno che si trovi un nuovo soggetto imprenditoriale capace di riportare l’azienda al suo ruolo, che poi era quello di produrre ad alta tecnologia, i mezzi su ferro. Del resto, la cosa più evidente che è apparsa in questo anno di stasi è che da quando è uscita di scena l’Ansaldo, dell’innovazione non è rimasta traccia in Ferrosud ed è notorio che solo con l’innovazione è possibile entrare nei mercati e nelle gare. La seconda questione, verte sulle comunità territoriali. Ci si augura che queste recuperino la forza partecipativa e che quindi, se la Ferrosud non troverà uno sbocco nel percorso programmato e previsto dalla delibera delConsiglio Comunale aperto, occorrerà una mobilitazione generale delle popolazioni al limite dello sciopero generale. Sarà necessario entrare con forza in una posizione dialettica con coloro che hanno potere di scelta tra vita e morte dell’azienda. Necessita, quindi, che ci sia una partecipazione corale di tutta la comunità territoriale riproponendo il tema caro a Giuseppe Di Vittorio e cioè che nel Mezzogiorno, ogni licenziamento, è un omicidio sociale”.

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