BasilicataCultura

Vernissage ‘Urban Scapes – Architetture crepuscolari come orfani poetici del tempo’ a Lauria

Il brillante lavoro di recupero della memoria storica dei borghi della Valle del Noce trova spazio, questa volta, nell’ambito della Mostra fotografica dal titolo ‘Urban Scapes-Architetture crepuscolari come orfani poetici del tempo’, curata dall’architetto e artista Giacomo Carlomagno e dalla storica e documentarista Celeste Pansardi.
Ambientata nella Sala Capitolare del Complesso Monastico dell’Immacolata nel borgo di Lauria, il suo vernissage è previsto per sabato 31 marzo alle ore 18.00 e sarà visitabile fino al 7 aprile, giornata in cui si svolgerà una conferenza stampa di chiusura sul tema della tutela e salvaguardia del ricco patrimonio storico e ambientale della Valle del Noce e della Basilicata intera. Il progetto è patrocinato dalla Regione Basilicata negli ambiti programmatici di intervento per le attività che riguardano la valorizzazione del Patrimonio Culturale della Basilicata e dal Comune di Lauria. E’ sostenuto dall’Associazione culturale Magna Grecia e presentato nell’ambito delle attività dell’Associazione musicale ‘Quinta Giusta’ del medesimo comune. ‘Urban Scapes’ trova le sue origini più profonde nell’animo sensibile dell’autore, architetto-artista come lui stesso si definisce, giunto con questo suo ultimo lavoro ad una maturità narrativa, “esito di un lungo percorso di ricerca sperimentale su modelli artistici di origine materica e tecniche innovative che confluiscono nelle tematiche a lui care e che ben esprimono la creatività del suo animo libero e impregnato di poesia”.
Il lavoro di rilettura del passato della Valle del Noce, che sembra essere stato alienato da un presente effimero che porta via con sé ogni lucida conoscenza di ciò che siamo stati fino a pochi decenni fa, trova ispirazione nel tema del ‘viaggio’ ben delineato nel percorso narrativo della recente opera della storica lauriota Celeste Pansardi – coatrice della mostra – dal titolo ‘Atmosfere e luci di antichi borghi. Sorprendenti scoperte da un viaggio nella Valle del Noce’, che verrà presentato il 7 aprile prossimo nella Sala Cardinale Brancati dello stesso Complesso. La mostra quale risultato della sensibilità e profondità letteraria di due autori contemporanei, sarà articolata su due binari paralleli che costituiscono il nesso tra il presente e il passato del borgo di Lauria e vedranno, da un lato l’esposizione delle foto del XIX secolo, delle immagini d’epoca, dei manifesti e cartelloni pubblicitari e cartoline illustrate e soprattutto di antichi documenti dell’Archivio ‘Filizzola’, a costituire la centralità della narrazione, dall’altro i laboratori della memoria e i reading dei documenti con i ragazzi delle scuole dell’area. Sarà un excursus storico a partire dal IV secolo a.C., epoca dell’insediamento del popolo aborigeno nel territorio di Seluci, attraverserà la storia delle comunità monastiche e dei monaci basiliani (S.Elia, Crocicedda, Serra Rotonda), percorrerà gli accadimenti delle dominazioni feudali fino a raggiungere la storia settecentesca determinata da episodi sanguinosi – tra questi la conquista e il massacro di Lauria ad opera dei francesci di Napoleone Bonaparte nel 1806 – e si soffermerà sulle vicissitudini del borgo nell’epoca risorgimentale, pre-unitaria e poi delle grandi guerre, fino all’alba del Nuovo Secolo.
“L’allestimento della mostra farà in modo che il visitatore prenda coscienza della propria anima immortale, proiettandosi alla ricerca della verità tra scene di vita e momenti di libertà visiva, capace di infondere il sospetto che l’architettura ed il paesaggio siano sostanzialmente un nobile, fascinoso pretesto per soddisfare l’immaginazione, la sensibilità e il piacere di una fotografia che spinge più in là la mente e il cuore, in una dimensione quasi magica, antica quanto un passato remotissimo permeato di storia e di vissuti di cui sembrano trasudare finanche i muri scalcinati di alcune case – dichiara l’architetto – Succederà presto che lo spettatore abbandoni il piano della realtà per
diventare baluardo dell’infanzia perduta, angolo di giochi, luogo della memoria e della sospensione, per riappropriarsi del senso di appartenenza, della fascinazione urbana, della cultura e della memoria collettiva”. Sono queste le parole di Giacomo Carlomagno che accompagnano un evento dai connotati creativi rari.


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