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Omelia di Monsignor Santoro nello stabilimento Ilva

“Prima e dopo tutto la vita è la cosa è più importante d’ogni altra; l’uomo vale più della macchina e più della sua produzione: Così Paolo VI cinquant’anni orsono nella messa di Natale all’Ilva di Taranto. Possiamo confermare con franchezza questa priorità?”. E’ quanto si è chiesto l’arcivescovo di Taranto Filippo Santoro nell’omelia della messa di precetto pasquale celebrata nello stabilimento Ilva, la prima con i rappresentanti di ArcelorMillal, il vicepresidente e anche Ad di AM InvestCo Italy Matthieu Jehl, il dg di ArcelorMittal e direttore finanziario di Am InvestCo Samuele Pasi e Annalisa Pasquini (ArcelorMittal).
“Sento bruciare – ha aggiunto il pastore della – queste parole come inascoltate. Le ho sentite risuonare in me dopo la sentenza che ha stabilito che il Decreto Governativo dell’estate 2015 fu incostituzionale perché non tenne conto in primis del bene dei lavoratori. Per questo mi corre l’obbligo di ricordare in questa tutti i vostri colleghi che hanno perso la vita sul lavoro. Noi potremo onorare la memoria del Beato Paolo VI solo se riusciremo – ha detto ancora mons. Santoro – a riportare al centro l’uomo, altrimenti non avrebbe senso neanche la visita del vescovo che ogni anno apre la sua Settimana Santa con questa celebrazione”.
Durante l’omelia, l’arcivescovo ha osservato che “abbiamo mezzo secolo di storia e di tanti errori alle spalle, ma la matrice di questi errori è sempre la medesima. Anteporre il consumo al lavoro e la produzione all’uomo. E qui, oltre a voi lavoratori dell’Ilva, ho presente la difficilissima situazione di tanti lavoratori dell’indotto. E quindi nasce dal più grande stabilimento siderurgico d’Europa la domanda – ha concluso mons.Santoro – ai nostri nuovi governanti che sia innanzitutto rispettata la vita, l’ambiente e la dignità dei nostri lavoratori”.

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