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Emilio Colombo e il Borgo La Martella

Nel luglio del 1950 il primo ministro Alcide De Gasperi fece visita a Matera e nei mesi successivi incaricò il ministro lucano Emilio Colombo di studiare un disegno di legge per favorire il risanamento e la soluzione del problema dei Sassi. Il 17 maggio 1952 lo Stato Italiano, per mano diDe Gasperi e su suggerimento del ministro Colombo, con
la “ Legge Speciale per lo sfollamento dei Sassi” impose a circa diciassettemila persone, di abbandonare le proprie case per trasferirsi nei nuovi rioni. Oggi sono già trascorsi quasi 65 anni, da quel 21 maggio della primavera del 1953, durante la campagna elettorale politica, quando l’allora presidente del Consiglio Alcide De Gasperi, accompagnato dal giovanissimo deputato lucano Emilio Colombo, tornò a Matera per inaugurare il borgo La Martella consegnando le prime chiavi agli abitanti dei Sassi. Qualche tempo prima lo statista trentino, sempre accompagnato da Colombo, aveva visitato per la prima volta il «malfamato» quartiere della città.
«Non ci sono parole per commentare quello che poco fa ho visto – aveva detto De Gasperi al giovane Emilio Colombo –. La povera gente dei Sassi non può continuare a vivere come bestie. Se finora nessuno si è preoccupato di queste persone, è venuto il tempo che si faccia qualcosa in loro favore per liberarli da una tristissima condizione ». Trascorse solo poco tempo e la promessa venne mantenuta con la firma di una legge speciale per lo sfollamento dei Sassi che prese il nome di legge Colombo, che in pratica significò mandare via le persone che vi risiedevano e permettere a quegli abitanti di poter iniziare una nuova vita in condizioni più umane, in un’abitazione nei nuovi quartieri. Furono così realizzati nelle zoneperiferiche dell’abitato i quartieri Serra Venerdì, Lanera, Villa Longo, Bottiglione, ma anche i borghi La Martella e Venusio, a qualche chilometro da Matera, destinati prevalentemente alle famiglie dedite all’agricoltura.
Per la città la data del 21 maggio 1953 della visita dello statista trentino, fu una giornata memorabile, iniziò così una nuova era che significò cambiare non solo la storia, ma anche la geografia della città, rispettando il Piano urbanistico Piccinato, grazie all’impegno di quel grande uomo politico che fu Alcide De Gasperi, che accolse le richieste del giovane Colombo e gli abitanti dei Sassi di Matera furono trasferiti in borghi rurali sorti a qualche chilometro dal centro urbano (La Martella, Venusio, Picciano) o in nuovi rioni costruiti alla periferia della città. Gli interventi urbanistici erano inquadrati nel Piano Regolatore Generale redatto da Luigi Piccinato tra il 1954 e il 1956 e nacque così Matera moderna, con un’ampia dotazione di spazi pubblici, servizi e per una certa qualità del disegno urbano che la prevalenza dell‘intervento pubblico statale avevadeterminato. Dopo un‘ipotesi iniziale dell‘architetto materano Ettore Stella, la redazione del progetto del borgo rurale de La Martella venne affidata a Ludovico Quaroni insieme a Federico Gorio, Pier Maria Lugli, Michele Valori e Luigi Agati. Realizzato negli anni ’50- ’60 il Borgo de La Martella rappresenta un importante esempio di applicazione dei principi e degli indirizzi della corrente neorealista italiana, insieme ad altri interventi coevi realizzati in altri centri abitati del paese. Ludovico Quaroni, interpretando il dibattito urbanistico progressista di quegli anni, progettò un borgo con caratteri urbani ben definiti, posto simbolicamente in posizione baricentrica e sommitale rispetto al territorio agricolo circostante; ne sottolineò l‘autonomia formale e funzionale, enfatizzando il nucleo centrale destinato ai servizi collettivi ed alla chiesa. Dal centro si diramano le strade su cui si attestano le case dislocate secondo le curve di livello ed abbinate in modo da
definire cortine edilizie che ripropongono l ‘unità di vicinato tipica del modello insediativo dei Sassi. Il progetto di La Martella fu fortemente segnato dalla esperienza del Tiburtino a Roma dello stesso Quaroni: l‘architettura neorealista, infatti, si trasferisce dallo scenario astratto ritagliato nella periferia romana ad una geografia concreta, fatta di connessioni topografiche, funzionali, psicologiche. Dopo Potenza, anche Matera, a La Martella, luogo caro a Emilio Colombo, “Gli amici del Presidente” hanno deciso quest’anno di ricordarlo a cinque anni dalla sua scomparsa, partecipando ad una santa messa officiata da Don Egidio Casarola. L’incontro solleciterà sicuramente l’Amministrazione comunale di Matera, che già l’anno scorso ha accettato la proposta di intitolare al cittadino onorario Emilio Colombo, il belvedere di S. Agostino nei rioni Sassi, che da vergogna nazionale sono diventati prima Patrimonio Mondiale dell’Unesco e poi Capitale europea della cultura del 2019.
Pierluigi Diso

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