Medicinali veterinari, Parlamento europeo vara nuove regole
Il Parlamento Europeo ha approvato, in seduta plenaria a Strasburgo, la nuova regolamentazione europea
sui farmaci veterinari. Ci saranno nuove regole a cui gli Stati devono adeguarsi per il 2022 che disciplinano l’uso degli antibiotici negli allevamenti per rendere ancora più sano il cibo. Secondo i nuovi dettami europei i medicinali veterinari non dovranno essere impiegati per controbilanciare il cattivo stato degli animali da allevamento o per accelerarne la crescita.
L’obiettivo finale è quello di evitare che i consumatori entrino in contatto con i residui antibiotici nei prodotti alimentari e fare in modo che gli antibiotici continuino ad essere efficaci contro le infezioni. Il Centro europeo per il controllo delle malattie (ECDC) ha recentemente avvertito che i batteri negli esseri umani, negli alimenti e negli animali continuano a mostrare resistenza agli antimicrobici più diffusi. L’uso preventivo (o profilattico) degli antimicrobici sarà limitato agli animali presi singolarmente e solo nel caso in cui l’uso sia stato consentito e giustificato da un veterinario o quando c’è un elevato rischio di infezione. I trattamenti collettivi (uso metafilattico) saranno permessi solo quando non ci sono valide alternative esistenti e dopo un’idonea motivazione da parte del veterinario e alcuni antibiotici saranno riservati per il solo trattamento umano.
“Con il voto di Strasburgo – dichiara l’eurodeputato del M5s Piernicola Pedicini – si cambia approccio nel campo della medicina veterinaria: salute umana e salute animale sono strettamente legate, ciò che fa male agli animali può essere trasmesso all’uomo e il 70% delle malattie infettive sono comuni ad animali ed esseri umani”. “Il trend che abbiamo voluto stabilire è passare da una cultura di allevamenti intensivi in cui tutti gli animali ricevono medicine, anche se stanno bene, a una cura individuale proprio come si fa per gli uomini. Non sarà più possibile dare agli animali antibiotici per farli crescere e i nostri allevatori non dovranno subire la concorrenza sleale di chi all’estero produce animali con mangimi imbottiti di antibiotici solo per far crescere gli animali, o per limitare il numero dei capi abbattuti per malattia e fare più profitti sulla pelle dei consumatori e alle spalle degli allevatori onesti”. “I medici veterinari – continua il coordinatore M5S della Commissione ambiente e sanità – sono una parte importante di questa normativa: solo loro possono indicare quando le greggi o le mandrie e i singoli capi devono effettivamente essere curati con antibiotici e dovranno sempre motivare le prescrizioni veterinarie”.
“Con il voto di Strasburgo – dichiara l’eurodeputato del M5s Piernicola Pedicini – si cambia approccio nel campo della medicina veterinaria: salute umana e salute animale sono strettamente legate, ciò che fa male agli animali può essere trasmesso all’uomo e il 70% delle malattie infettive sono comuni ad animali ed esseri umani”. “Il trend che abbiamo voluto stabilire è passare da una cultura di allevamenti intensivi in cui tutti gli animali ricevono medicine, anche se stanno bene, a una cura individuale proprio come si fa per gli uomini. Non sarà più possibile dare agli animali antibiotici per farli crescere e i nostri allevatori non dovranno subire la concorrenza sleale di chi all’estero produce animali con mangimi imbottiti di antibiotici solo per far crescere gli animali, o per limitare il numero dei capi abbattuti per malattia e fare più profitti sulla pelle dei consumatori e alle spalle degli allevatori onesti”. “I medici veterinari – continua il coordinatore M5S della Commissione ambiente e sanità – sono una parte importante di questa normativa: solo loro possono indicare quando le greggi o le mandrie e i singoli capi devono effettivamente essere curati con antibiotici e dovranno sempre motivare le prescrizioni veterinarie”.
“Contro la resistenza antibiotica – conclude il parlamentare europeo Piernicola Pedicini – esistono alcuni medicinali che saranno riservati solo agli uomini, perché se dati agli animali, farebbero correre il rischio di far innalzare la soglia di resistenza antibiotica e quindi potrebbero poi non essere più efficaci nel curare né gli animali né gli uomini”.