Famiglia di Carovigno intossicata dopo aver consumato funghi
Una nuova ondata di intossicazioni da funghi si è verificata nelle scorse ore nel Brindisino. Dopo il caso di un anziano di 86 anni, giunto giovedì pomeriggio da Latiano al Pronto Soccorso dell’ospedale ‘Antonio Perrino’ e ricoverato con un codice rosso, e di sua figlia, che presentava gli stessi sintomi del padre seppur in maniera più lieve, sabato è stato il turno di tre persone di Carovigno, tra le quali c’è anche una donna incinta, arrivate in ospedale con un insieme di malesseri riconducibili, anche in questo caso, al consumo di funghi tossici.
Stavolta, a differenza dell’episodio che ha riguardato l’anziano latianese e sua figlia, non si tratta di funghi acquistati in strada e privi delle necessarie certificazioni sanitarie che ne attestano l’edibilità, ma di funghi raccolti da uno degli intossicati e consumati insieme alle altre due vittime dell’intossicazione.
È stato il marito della donna incinta a portare a casa quelli che pensava fossero dei funghi Tricholoma Terrum, commestibili e innocui per la salute, dopo averli raccolti nella pineta di Santa Sabina. Dai controlli effettuati dagli esperti micologi dell’Asl è emerso che si trattava dei pericolosi Inocybe che, oltre a condividere lo stesso habitat dei sicuri Tricholoma, sono molto simili a quelli mangiabili. I sintomi più frequenti associabili al consumo di questa varietà fungina sono il vomito, la nausea e i dolori addominali ma non sono rari gli episodi in cui la sintomatologia può essere più severa. Il coinvolgimento di una donna incinta, poi, aumenta considerevolmente la gravità della situazione: ora, comunque, tutti e tre i pazienti sono tenuti sotto osservazione per monitorare l’evoluzione della situazione.