Sintesi delle dichiarazioni del Sindaco di Matera alla cerimonia inaugurale della Cava del Sole
“Accoglieremo i visitatori col sorriso della fierezza. Oggi la città ha acquisito la consapevolezza di rappresentare l’Italia in Europa e nel Mondo.
Questa responsabilità, questo traguardo, questo riconoscimento non può essere solo un fatto formale, dev’essere un fatto viscerale, impresso nella coscienza dei materani. L’elemento scatenante delle vittorie della città è il collante di una comunità che ha vissuto con protagonismo la sua storia.
Ora però, non possiamo indulgere in cerimonie salottiere. Dietro quella gioia deve esserci la testimonianza di questa lunga marcia: da vergogna a Capitale della Cultura. Io sono un giovane anziano, ho visto realizzare i miei sogni. -ha detto rivolgendosi al Presidente del Consiglio Conte – Siamo stati minoranze dinamiche per chiudere il cerchio e trasformare il disagio in valore. Oggi quel valore è Matera Capitale e le siamo grati per essere qui a testimoniare questo momento epocale per una città del Sud che non ha paura né asfissia di futuro. Nella più spettacolare meraviglia urbana della natura, ci sono le condizioni per esprimere il modello di un Mezzogiorno vincente e funzionante. La spinta sociale che ha sconvolto l’attenzione dei Commissari europei e ha condotto la città alla vittoria è stata la consapevolezza di aver trovato una comunità in ascesa, indomabile. Questa è Matera, questa è la Basilicata che vogliono esprimere fiducia non rassegnazione. Quando Pasolini vide Matera disse di aver trovato qui un sole vero, ferocemente antico. Quel sole vero, ferocemente antico deve essere la spinta che dobbiamo offrire al Paese”.
Intervento del Sindaco Raffaello de Ruggieri in apertura della cerimonia inaugurale di Matera Capitale Europea della Cultura
Signor Presidente, autorità tutte. Grazie per essere tra noi.
Presento all’Italia e all’Europa Matera, una città “eretica” perché non conformista, attiva da ottomila anni.
Questo spazio geografico che si è fatto storia, nel dopoguerra fu il simbolo della miseria pezzente del Mezzogiorno.
Infamia e vergogna nazionale.
La miseria, Signor Presidente, umilia gli uomini a tal punto da farli arrossire anche delle loro virtù.
Ma i materani, gradualmente, hanno saputo recuperare la confidenza con i propri valori, riconoscendosi in un luogo unico e universale, recuperando il sentimento dell’appartenenza e del protagonismo, sconfiggendo inerzie, fatalismi, disfattismi.
Questa comunità in salita è stata premiata prima con il riconoscimento della città a sito di preminente interesse nazionale (1986); poi come Patrimonio Mondiale dell’Umanità (1993); oggi come Capitale Europea della Cultura.
Cultura che è conoscenza e competenza, ma che da noi si declina in energia sociale, in risorsa, in opportunità di crescita economica.
Un crescendo rossiniano dove la società materana da spettatrice è divenuta creatrice, non avendo paura di mostrarsi all’Europa partendo dal Sud.
Questa visione profetica ce la portiamo addosso, cucita al nostro abito genetico. E oggi, accanto al turismo e al cinema, siamo tesi a coniugare la esclusiva autenticità di uno dei luoghi più antichi del mondo con progetti di innovazione e di ricerca applicata, nel disegno ambizioso di trasformare i “vicinati contadini” in “vicinati digitali”, promuovendo e ospitando settori di frontiera come il 5G, la ricerca quantistica, le industrie creative sul patrimonio culturale. Da collaudati preveggenti, nel costituito hub materano puntiamo alla umanizzazione della tecnologia, dove sarà la macchina a pensarla come l’uomo e non il contrario.
La vittoria che oggi celebriamo, quindi, non può indulgere solo in una gioiosa festa collettiva, ma va governata, capitalizzata e utilizzata perché la magnetica Matera diventi anche attrattiva per investimenti di sviluppo e di occupazione con una zona economica speciale di nuova generazione e portando al centro di ogni progetto il lavoro.
In questa prospettiva, l’abbraccio culturale di questa piazza deve tradursi in una convinta alleanza istituzionale e politica per favorire l’attuazione di tale strategica scelta di futuro.
Signor Presidente, il tempo da noi non si è mai fermato e il futuro è ancora nelle nostre mani per costruire, insieme, per il Mezzogiorno e dal Mezzogiorno un modello vincente da offrire all’Italia e all’Europa.