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Ciclovie nazionali in Puglia: il Ministero tace su proposte e solleciti della Regione.

Una nota dell’assessore ai Trasporti, Giovanni Giannini: “La Puglia verrà percorsa da due ciclovie turistiche di rilevanza nazionale, ma c’è ancora tanta strada da fare ed è presto, sia per ritenersi soddisfatti, che per lanciare accusare contro i ritardi della Regione Puglia. Anche perché se c’è qualcuno che ritarda nel cogliere le nostre raccomandazioni e le nostre sollecitazioni, quello è il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti.

La Ciclovia Adriatica, che segue il ramo n. 6 della Rete BicItalia ideata da FIAB (Federazione italiana amici della bicicletta), riconosciuta come ciclovia di interesse nazionale nel 2017, unisce il Veneto alla Puglia. Il percorso originario doveva essere da Venezia a Santa Maria di Leuca (LE), ma senza reali motivazioni il tratto pugliese finanziato è stato troncato, e la Ciclovia Adriatica si fermerà sul Gargano. Consapevoli del rischio di tale taglio al percorso, già lo scorso 8 novembre per il tramite della Conferenza Unificata Stato-Regioni, in sede di approvazione del decreto di riparto dei finanziamenti statali per la progettazione delle Ciclovie nazionali, su sollecito della Regione Puglia sono state espresse raccomandazioni al Ministero di inserire nell’Allegato Infrastrutture del DEF 2019 il prolungamento del tracciato fino a Santa Maria di Leuca e le relative risorse. Lo scorso marzo la Regione Puglia ha inviato al MIT un’ulteriore richiesta di rispettare tali raccomandazioni. Nonostante questo, con il protocollo d’intesa per la progettazione e la realizzazione della Ciclovia Adriatica sottoscritto tra le Regioni adriatiche e il Ministero la scorsa settimana, è stato ufficializzato il percorso che va da Venezia al Gargano per un totale di 700 km.

Non resta che prendere atto che il Ministero ha ignorato le raccomandazioni espresse e ha proseguito in una scelta penalizzante per la Puglia, che nel turismo sostenibile e nella mobilità ciclistica tanto sta investendo. In considerazione di questo, i parlamentari pugliesi, che ricoprono ruoli di responsabilità in Commissione Trasporti della Camera, invece di inneggiare a un grande risultato avrebbero dovuto e dovrebbero puntualizzare che la scelta di limitare il percorso in Puglia al solo Gargano risulta riduttiva, penalizzante e ingiustificata.

Anche per la Ciclovia dell’Acquedotto pugliese ci sono intoppi non attribuibili alla Regione Puglia. Questa Ciclovia è stata tra le prime quattro ciclovie turistiche italiane a essere riconosciuta di interesse nazionale nel 2016, misura circa 500 km e attraversa Campania, Basilicata e Puglia, da Caposele (AV) a Santa Maria di Leuca (LE). Il protocollo di intesa approvato lo scorso marzo individua la Regione Puglia come capofila, pur riconoscendo ciascuna Regione come soggetto beneficiario e attuatore delle attività di progettazione per la parte di propria competenza territoriale. Visti i ritardi delle Regioni Campania e Basilicata, abbiamo inviato ad aprile al Ministero un sollecito per chiedere la convocazione urgente di un incontro a Roma, al fine di discutere l’ipotesi di essere formalmente incaricati di supportare tecnicamente le Regioni in ritardo, premesso che la Regione Puglia non può agire con poteri sostitutivi, supplendo ai ritardi di Basilicata e Campania. Anche su questo punto il Ministero non ha risposto, né convocato alcun incontro, rallentando i tempi del completamento del progetto preliminare e della stipula del protocollo d’intesa.

Date queste premesse, auspico che i su indicati parlamentari si prodighino per ripristinare il percorso originario della Ciclovia Adriatica da Venezia a Santa Maria di Leuca e per sbloccare lo stallo della Ciclovia dell’Acquedotto pugliese; impegnandosi altresì affinché la Commissione Trasporti della Camera accolga l’emendamento al Testo Unico di riforma del Codice della Strada, proposto dalla Regione Puglia per il tramite della Conferenza Stato-Regioni.

Con l’emendamento si chiede di inserire la descrizione e la segnaletica di “strada ciclabile”, come accade in altri paesi europei, così da valorizzare la viabilità minore ai fini ciclabili e limitare costi economici e ambientali. Anche questo per facilitare la strategia della Regione Puglia ad investire nella mobilità sostenibile.

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