Rinnovo CCNL Metalmeccanici, in Puglia il sì alla Piattaforma Unitaria ad oltre 95%
A 13 anni dall’ultima piattaforma unitaria presentata nel 2006, l’ipotesi di lavoro è stata votata da 360mila lavoratori. Raccogliendo il 95,78% dei consensi. Al centro della proposta per il Contratto collettivo nazionale di lavoro – alla trattativa con Federmeccanica e Assistal il 5 novembre prossimo – aumento dei minimi salariali e redistribuzione della ricchezza, lotta alla precarietà, formazione e inquadramento come tema di valorizzazione del lavoro.
In Puglia in un mese di assemblee Fim, Fiom e Uilm hanno consultato oltre 15mila lavoratrici e lavoratori metalmeccanici. Il 95,2% ha detto si alla Piattaforma Unitaria per il rinnovo del contratto. Adesso si apre una vertenza che non sarà indifferente per il sistema delle relazioni industriali in Italia. Questa è la dimostrazione di quanto i metalmeccanici sono ancora fortemente rappresentativi nel territorio.
Secondo i dati della commissione elettorale regionale, nell’intera Puglia, i SI sono stati 14.411, i NO 730; 229 le schede bianche e 104 le nulle. «In questo mese Fim-Fiom-Uilm – dichiara il segretario generale Fim Cisl Puglia Gianfranco Gasbarro – hanno presentato alle lavoratrici e ai lavoratori i contenuti della piattaforma in circa 400 assemblee raccogliendo 15.473 voti sulla piattaforma. Il sì ad oltre 95% è la conferma di un forte sostegno per un contratto che deve adeguare i minimi salariali e conquistare più spazio alla promozione della competenza dei lavoratori. Il 5 novembre inizia
la trattativa che riguarda 1,6 milioni di lavoratori metalmeccanici. Ci auguriamo un confronto serrato sperando di evitare le ritualità e le dilazioni di tempo che stonano molto con un’idea di rinnovamento contrattuale, le trattative più impegnative meritano faticose ricerche di equilibri. Siamo consapevoli che il contesto sociale ed economico pugliese – aggiunge – è molto difficile e il nostro territorio purtroppo continua a pagare pesante dazio. In tal senso le vertenze che stiamo affrontando ci obbligano a ricercare un rilancio del lavoro industriale e delle politiche economiche a sostegno della crescita e degli investimenti. Così come servono risorse per sostenere il reddito dei lavoratori e delle loro famiglie, attraverso la riduzione del prelievo fiscale che, oggi – di fatto – condiziona i risultati contrattuali e frena i consumi. Abbiamo i salari più bassi d’Europa e il Costo del Lavoro per Unità di Prodotto più alto, questo deve portare a investire in innovazione e competenze e in maggiore valore del lavoro industriale a partire dalle competenze dei lavoratori”.