Elezioni comunali Matera, pochi slogan e programmi concreti per il futuro della città
Tante sono le parole faticosamente ripetute e combinate per metterle in ordine in questo caldo clima elettorale estivo. E’ tempo invece che si torni ai bisogni dell’uomo, a un’essenzialità che riporti al senso del quotidiano. L’uomo pratico ama le semplificazioni, l’essenza e non le decorazioni che finiscono per nascondere la sostanza. Le parole vanno usate nella loro semplicità ed essenzialità, se si rivestono di fumo non dicono nulla. E poi, sono davvero tutte parole al vento? Nella dimensione del “noi” emerge che l’unica cosa che conta davvero è il presente e che vivere non è parlare ma correre da chi ha bisogno. Ecco che una classe dirigente non si improvvisa e in un clima di immobilismo si rischia di far esplodere una crisi politica, un po’ come sta accadendo a livello nazionale. Accaparrarsi uomini di qua e di là può provocare una chiusura a riccio dell’altra fazione che poi rinsalda le linee e vince, anche perché ha già gestito il potere e sa come muovere l’acqua stagnante. Quel che conta è avere un progetto politico per la città, perché la confusione di uomini, di lingue e linguaggi non giova all’elettore che deve scegliere e il gradimento nei sondaggi non aiuta, perché non vuol certo dire riconoscere capacità di un leader politico, che sia inclusivo.
L’improvvisazione, l’incompetenza, la mancanza di rappresentanza rende tutto più fragile e avventuroso. Decenni di liste e listini creati ad hoc per far eleggere qualcuno, che poi salta subito sull’altra sponda del fiume, non pagano più, così come è fuori moda la rottamazione e il vaffa day grillino.
In Basilicata solo un uomo ha dimostrato di saper volare alto in politica. Oggi in una società frammentata ognuno resta solo con il suo sogno e i suoi bisogni, con il suo piccolo gregge e per questo è condannato all’isolamento, mentre la politica dovrebbe ricondurre le esigenze individuali a spinte collettive, guardare al bene comune e all’interesse generale, verso una nuova politica che superi l’attuale crisi economica e democratica. La politica è partecipazione popolare, scelte condivise e non imposte dall’alto; gli elettori si incontrano nelle piazze, non a seminari e convegni, perché altrimenti sarebbe una politica svincolata dai bisogni e dalle istanze del popolo che vota e vuol conoscere prima quale strada intraprenderà il candidato che riceverà la sua fiducia elettorale.
Occorre perseguire la coerenza dei valori e non la convenienza dell’opportunismo, spezzando le catene dell’individualismo. Di situazioni paradossali che sempre più caratterizzano la nostra realtà “allo sbando” tra il qualunquismo del fare, i rapporti familiari in carriera e le furbizie per poter “campare” o stare troppo bene, ne abbiamo già viste molte. Occorre allora cercare nella ristrettissima cerchia di coloro che appaiono ancora in grado di smuovere la città, così come in settimana hanno sollecitato i “liberi e forti materani”, che vogliono dare un contributo alla politica cittadina, perché in molti ormai chiedono un incubatore di idee inglobante ma equidistante da ideologie di governo e di opposizione.
Urge un gruppo di esperti e meno esperti di politica, che non si facciano stremare da sol leone, per iniziare a ragionare sul cambiamento che il voto di settembre potrà dare alla città. Non è ancora noto un progetto politico-culturale più reale che virtuale, che sia sintesi dell’evoluzione del sistema politico italiano verso la maturazione sociale e culturale dell’Italia di oggi, con un impulso modernizzante e di innovazione su importanti temi economici e sociali. L’offerta politica odierna non fa più neanche sognare e le alleanze si montano e smontano come le costruzioni Lego, così come la scelta elettorale di un partito non è più garanzia di un programma, ma è un’incognita.
La politica tradizionale è scomparsa, forse è anch’essa figlia dei tempi, ma ancora oggi è evidente una scarsa attenzione per le scelte degli elettori che non vorrebbero più vedere ribaltoni e pretendono di sapere il loro candidato da che parte sta. La politica non è più una scienza esatta, ma bisogna rendere conto, prima e non dopo, e spiegare cosa sta succedendo in una involuzione senza fine dalla quale in molti stanno scappando e si dirigono al di là del Po, pur di non essere condannati all’insignificanza. Si tratta di prendere consapevolezza del prossimo appuntamento elettorale per la città, per risalire la china e riconquistare un ruolo di alternativa credibile, presentando proposte di governo concrete e praticabili che siano l’unica vera alternativa presente sul mercato della politica. Ma c’è adesso una sponda su cui approdare? Che sia più credibile e possa dare certezze al silenzio e alla vaghezza del “precedente”, proponendo contenuti chiari e condivisi? Non bastano più gli slogan per richiamare tutti alle proprie responsabilità, evocando possibili disastri futuri e accusando variamente la forza di governo attuale.
Adesso occorre scegliere facce nuove e competenti, altrimenti in molti resteranno alla finestra. Gli uomini liberi e forti si impegneranno ancora per provocare il cambiamento, con la spregiudicatezza che la situazione politica attuale richiede, perché la politica dev’essere ancora sogno, cioè il regno del possibile e non del necessario.
Pierluigi Diso