Il paradosso dell’impianto rifiuti a Latronico
Via libera alla costruzione del capannone per l’impianto di selezione rifiuti nel Comune di Latronico (PZ), area Pip Mulini, senza che la società Ageco abbia ancora l’autorizzazione all’esercizio rilasciata dalla Provincia di Potenza. Paradossi di una storia surreale che prevede la realizzazione in un’area incontaminata della Basilicata di un impianto fortemente sovradimensionato con una capacità di 24.000 tonnellate di rifiuti per un bacino di popolazione in calo e in forte spopolamento.
Il 7 gennaio 2021 Carmine Candia, funzionario dello Sportello Unico per le attività produttive del Comune di Latronico, che il sindaco Fausto De Maria continua a vendere mediaticamente come ‘la città del benessere’ grazie al suo complesso termale, rilascia il titolo unico 21/ 2020, prot 271 alla signora Cafaro Antonella in qualità di legale rappresentante di Ageco srl per la costruzione di un capannone in cemento, un manufatto per uffici in legno e due tettoie in acciaio, il tutto recintato con muretti in cemento e recinzioni dei lotti LB5 e LA4 dell’area Pip in zona Mulini nella frazione di Agromonte Mileo.
“Terreni che distano meno di un chilometro dalle abitazioni del rione Mulini, Battista e dal borgo di Agromonte Mileo” ricorda Biagio Costanzo che guida il Comitato No Rifiuti insieme alle associazioni ambientaliste Italia Nostra Potenza, VOLA-Volontari per l’ambiente e Briganti d’Italia, intenzionate a non arrendersi e a proseguire la battaglia in sede legale. “Mentre tutto il mondo parla di sostenibilità ambientale e di green deal, si decide di costruire un mega-impianto di selezione rifiuti a soli 1,5 chilometri dal parco del Pollino e a 4 chilometri dalle Terme di Latronico, individuate come “parco ambientale della salute” nel piano turistico della Regione Basilicata. Inoltre, la strada di accesso all’area PIP Mulini, per le sue dimensioni e per l’assenza di un regolare svincolo in uscita, si presenta non idonea a sopportare il traffico di camion che ne deriverebbe” ricorda Costanzo.
La vicenda, nell’ottobre 2020, è stata anche oggetto di un’interrogazione parlamentare del senatore lucano Pasquale Pepe rivolta ai ministri Costa (Ambiente) e Franceschini (Cultura). Nell’atto di sindacato ispettivo, all’esame degli uffici legislativi del Ministero dell’Ambiente e di quello per la Cultura e il Turismo, ci citano tra gli altri anche il parere negativo della Soprintendenza belle arti e paesaggio della Basilicata espresso nel 2018 che definiva l’impianto “non compatibile” con i valori ambientali del territorio, rimarcando il vincolo paesaggistico per la presenza del fiume Sinni e del torrente Mole con una fascia di rispetto di 150 metri per i due lotti del PIP assegnati all’azienda, e il parere negativo del marzo 2019 del Dipartimento ambiente ed energia della Regione in merito all’autorizzazione paesaggistica sul progetto, nonché l’esposto alla Procura della Repubblica presentato proprio dal Comitato dei cittadini a luglio 2020.
“Chiediamo alla Provincia di Potenza e alla Regione Basilicata di fare chiarezza in merito all’autorizzazione all’esercizio. Ci sembra alquanto strano costruire un impianto senza sapere prima se lì si potranno lavorare i rifiuti. Continueremo senz’altro la nostra battaglia legale per tutelare la nostra salute e il futuro dei nostri figli” conclude Costanzo.