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Basilicata, cade il numero legale nella seduta del Consiglio regionale

La caduta del numero legale nella seduta del Consiglio regionale di venerdi scorso, mentre si discuteva del destino delle aree industriali della nostra regione, ha determinato le dimissioni dell’Assessore alle attività produttive del forsista Franco Cupparo. Si formalizza, così, la crisi della Giunta Bardi e del centrodestra di Basilicata. Una situazione figlia di lunghi mesi di tensioni a volte anche esplicite tra Consiglieri forzisti e leghisti che abbiamo puntualmente registrato in dichiarazioni ed atteggiamenti in Consiglio regionale.
Il disegno di legge per la liquidazione del Consorzio industriale di Potenza e la nascita di una SpA per la gestione delle aree industriali è stato solo il detonatore di una situazione che covava da tempo. Nel merito della legge fortemente voluta dallo stesso Cupparo e dal Presidente Bardi esistevano ed esistono grandi e forti perplessità (per usare un eufemismo) espresse all’unisono dalle minoranze (quindi anche dal Partito Democratico), da tutte le associazioni imprenditoriali e sindacali (UGL compresa), oltre che da Acquedotto Lucano, destinataria della gestione degli impianti di depurazione, da associazioni civiche, dagli stessi Uffici regionali legislativo e di quello che si occupa di verificare le coperture finanziarie. Dubbi quindi che attraversano anche gli stessi Consiglieri di maggioranza.
Ma la crisi verosimilmente riguarda anche il consuntivo politico ed amministrativo di questi due anni di centrodestra al governo della Regione. Di risultati attesi e disillusioni; di cambiamento annunciato e neanche avviato; di equilibri instabili e precari dentro una maggioranza alla ricerca spasmodica di occupazione di spazi di potere; di protagonismi individuali coltivati, ma repressi all’interno di una collegialità scarsamente ricercata. Questo accade perché la premessa della vittoria del centrodestra alle scorse elezioni regionali non era rappresentata da un percorso di preparazione alla vittoria stessa, da un programma elaborato nel tempo o da una visione di regione per il prossimo decennio. Ed a tal proposito basterebbe rileggere le dichiarazioni programmatiche del Presidente Bardi all’avvio della legislatura. Un documento sintetico quanto banale che non lasciava intravedere alcuna emozione ideale e nessuna proposta concreta di soluzione dei tanti problemi della regione e dei suoi cittadini.
Ed in assenza di ideali e di scelte strategiche a cosa si riduce la politica? Alla gestione quotidiana dell’amministrazione e non già del governo dei processi, auto assolvendosi scaricando su chi li ha preceduti tutte, ma proprio tutte, le responsabilità (che pure ci sono). L’esplosione della pandemia, poi, ha fornito l’alibi perfetto per nascondere le proprie insufficienze politiche. L’elenco è lungo e parte dall’assenza di un programma di governo, dalla incapacità in due anni di elaborare un piano strategico in spregio allo Statuto regionale, ai ritardi nella programmazione dei fondi europei 2021/27, alla decisione di chiudere un superficiale accordo con Total mentre si lascia continuare estrarre Eni senza rinnovo della concessione scaduta da oltre un anno, ad uno schema di Recovery Fund mera sommatoria di schede raccolte dai Dipartimenti senza alcuna scelta strategica, al tentativo di affrontare il tema sanitario solo in chiave ospedaliera senza una analisi premessa di una nuova pianificazione, alla restaurazione in materia di politiche di sviluppo nella quale il tema della formazione professionale, della innovazione e del trasferimento tecnologico diventano parole che lasciano il passo alla semplicista elargizione di contributi alle imprese senza alcuna strategia. E potrei continuare parlando di infrastrutture, trasporti, agricoltura e su ogni altro ambito compreso quello legato all’ambiente nel quale tutte le accuse mosse nel passato hanno lasciato il passo agli stessi atteggiamenti aspramente criticati ma spacciati per rivoluzioni copernicane.
Quanto accaduto venerdi scorso non può essere derubricato ad incidente di percorso come ha tentato di fare Bardi subito dopo “l’incidente”. A soli due anni dal suo insediamento il centrodestra mostra tutti i limiti di tenuta nei numeri e nella capacità di intercettare le reali esigenze dei lucani con proposte all’altezza delle sfide cui siamo chiamati a dare risposte. Bardi chiami le cose con il nome vero, e provi a risolvere questa crisi politica senza scorciatoie o, peggio ancora, tentando cooptazioni improbabili. La crisi economica e sanitaria che abbiamo davanti ha bisogno di atteggiamenti responsabili, azione quotidiana lungimiranza. Si faccia presto, e se non si è in grado di garantire di stabilità politica se ne prenda atto e sia dia quanto prima la parola al popolo sovrano.
Il Consigliere Regionale
Roberto Cifarelli

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