La Puglia, regione virtuosa per le politiche sulla natalità, invitata agli Stati Generali in corso oggi a Roma
“Bisogna ricostruire la speranza nel nostro Paese, bisogna ricostruirla in un momento difficile, ed una delle proposte che viene dalla Regione Puglia è quella di chiarire a tutti, anche con una modifica costituzionale, lo scopo della Repubblica. Lo scopo della Repubblica è certamente quello della giustizia, dell’uguaglianza, della parità di genere, di dare a ciascuno casa, diritti, benessere, tutelare l’ambiente, ma tutto questo viene fatto per qualcuno, non viene fatto senza un obiettivo. L’obiettivo è la futura generazione. Nell’articolo 1 della Costituzione bisognerebbe inserire che la Repubblica è fondata sul lavoro e ha lo scopo di consentire alla generazione successiva di svolgere quello che è lo scopo fondamentale di tutta l’umanità. Cioè proseguire, andare avanti, migliorare, consentire al mondo di essere un posto migliore”. Questo il messaggio lanciato dal Presidente della Regione Puglia, invitato dalla Fondazione per la Natalità a partecipare agli Stati Generali della Natalità, alla loro seconda edizione, in quanto presidente di una regione virtuosa sul tema delle politiche sulla natalità.
“Ogni gesto, ogni elemento della politica – ha aggiunto il presidente della Regione Puglia – dagli investimenti, alla tecnologia, alle scuole e agli asili nido, deve essere compatibile con il diritto delle donne di decidere come, quando e in che modalità potere conciliare la propria vita con il desiderio di maternità e questo desiderio di maternità va garantito con la facilità. Deve essere facile decidere di diventare madri, padri, deve essere facile crescere dei bambini. Diventare genitori è una scelta che la Politica può incentivare assicurando lavoro, casa e buoni servizi. Nel Mezzogiorno purtroppo scontiamo il forte gap creato dalla cosiddetta Questione Meridionale, cioè il tendenziale sottosviluppo economico e le difficoltà occupazionali che aumentano le difficoltà della conciliazione vita-lavoro e soprattutto minori finanziamenti per i sistemi welfare e sanitari. La Questione Natalità però ci deve unificare non solo tra parti politiche ma anche tra Nord e Sud. In Puglia stiamo cercando di affrontare il problema della denatalità e i bisogni delle famiglie con azioni coordinate. L’Agenda per il lavoro, l’Agenda di genere, il Piano per la famiglia e gli stessi investimenti programmati con i fondi europei e il PNRR sono pensati in una logica di sistema che crei opportunità per giovani, donne e famiglie.”
E infatti il Piano regionale delle Politiche familiari 2020-2022, approvato nel febbraio 2020, si presenta come un piano integrato, che parte dalla tematica della denatalità e propone azioni trasversali per formulare risposte concrete alle esigenze delle famiglie pugliesi, così da promuoverne il benessere. Approvato dopo un percorso partecipato sul territorio, partito dalla prima Conferenza regionale sulla famiglia del novembre 2018, vede l’importante collaborazione del Forum delle Associazioni Familiari di Puglia anche per l’attuazione di alcune misure, come lo Sportello istituzionale virtuale “Puglia for family” luogo virtuale di incontro tra le istanze delle famiglie e gli uffici regionali in merito ai diversi servizi, interventi e finanziamenti a loro disposizione.
Nello specifico il Piano delle Politiche familiari è suddiviso in quattro grandi macro-aree: “Lavoro e natalità”, con l’obiettivo di favorire la formazione e l’occupazione giovanile e femminile, la condivisione del lavoro di cura tra i generi e la conciliazione vita-lavoro; “Famiglie risorse socio educative” per supportare i genitori nei loro molteplici ruoli, così da far emergere una genitorialità matura, consapevole e responsabile, che garantisca la crescita equilibrata dei minori, eviti la povertà educativa e i rischi di violenza all’interno della famiglia stessa; “Politiche fiscali ed economiche a sostegno della famiglia” con l’obiettivo di sostenere con agevolazioni fiscali le famiglie monoreddito e con più di quattro figli; “Famiglia e servizi di cura” per rafforzare la rete di servizi e di prestazioni, anche domiciliari, destinati ad anziani e disabili cercando di privilegiare la capacità di autonomia dei soggetti.
Tra le misure finanziate i voucher per la frequenza dei sevizi educativi per l’infanzia di cui hanno usufruito finora oltre 10.000 bambine e bambini frequentanti le 515 strutture e servizi per minori, iscritti al catalogo regionale, con un investimento di oltre 56 milioni di euro. € 14,5 milioni sono stati erogati in favore di 300 PMI che hanno introdotto misure di flessibilità oraria e/o organizzativa al fine di garantire welfare aziendale e organizzazione del lavoro family friendly per la conciliazione vita-lavoro. Sono stati inoltre attivati 7 Fondi pubblico privati, che vengono gestiti dagli Enti Bilaterali pugliesi, per offrire agli occupati nelle imprese aderenti una serie di servizi di conciliazione vita-lavoro e sostegno alla genitorialità. Per tale iniziativa le risorse erogate sono € 2.500.00,00. Ammontano a 2 milioni 900mila euro i fondi bilaterali a sostegno delle famiglie numerose.
Queste e altre misure puntano direttamente e indirettamente, quindi, ad affrontare la denatalità e l’invecchiamento della popolazione (in Puglia dal 2012 al 2021 è stato registrato un calo del 15,14% del numero di bambini da 0 a 14 anni, dell’11,9% di quello dei ragazzi e giovani dai 15 ai 24 anni, mentre è aumentato del 17,92 % il numero de ultrasessantacinquenni – dati ISTAT) e a incentivare l’occupazione maschile e femminile. In Puglia l’occupazione nel 2021 rimane ancora inferiore al livello del 2019 di circa 9.000 unità (- 0,8%), calo attribuibile alla componente maschile, a fronte di un recupero della componente femminile con un +0,8%. L’occupazione regionale nel 2021 rispetto al 2020 è aumentata di 19.000 unità (+1,6%), con un contributo significativo dell’occupazione femminile di circa 14.000 unità in più (+3,4%). Tuttavia, nel 2021 il tasso di occupazione in Puglia per le persone tra 15 e 64 anni è pari al 46,7%, circa 11,5 punti percentuali in meno del dato medio nazionale (dati IPRES).