Piani Integrati della Cultura, nota di Cifarelli
È di qualche giorno fa la notizia che dopo 16 edizioni gli organizzatori “Women’s fiction festival” hanno deciso di gettare la spugna anche per le incertezze legate alla programmazione regionale. Ed intanto la Giunta regionale, incurante di tutto ciò, ha varato il bando per i “Piani Integrati della Cultura” che secondo qualcuno rappresentano una opportunità di crescita economica e sociale in quanto propulsore di sinergie condivise tra attori pubblici e privati come se in Basilicata fossimo all’anno zero in tema di valorizzazione, gestione e fruizione dei beni materiali e immateriali. E’ quanto dichiara il capogruppo PD in Consiglio regionale, Roberto Cifarelli.
L’importante dotazione finanziaria che la regione Basilicata ha messo a disposizione, continua Roberto Cifarelli, deve essere motivo di riflessione e aprire una discussione più ampia e meno discrezionale sul suo utilizzo. In Basilicata esiste un collaudato impianto normativo, quello che ha consentito agli operatori culturali e dello spettacolo di poter programmare le attività, costantemente in crescita assecondando il fermento avuto con Matera 2019. Modifiche a tale impianto e sperimentazioni sono sempre possibili, se non auspicabili. Ma è paradossale che la Giunta regionale mortifichi gli operatori ponendo in approvazione un piano per lo spettacolo senza fondi, nel mentre avvia la nuova sperimentazione.
Come ho avuto modo di dire in sede di dibattito consiliare, la Regione Basilicata ha già un impianto normativo in tema di valorizzazione, gestione e fruizione dei beni materiali e immateriali costruito per consentire agli operatori di settore sia di poter effettuare le iniziative culturali ma anche di poter programmare in tempo utile.
Questa nuova impostazione che la Regione intende adottare, sottolinea il capogruppo PD, sembra più una cambiale politica pagata dal Presidente Bardi per la permanenza in maggioranza di qualche Consigliere regionale che una nuova sperimentazione in termini di politiche culturali.
Inoltre, conclude Roberto Cifarelli, permangono molti dubbi circa l’eccessiva discrezionalità, la mancanza di parametri e percentuali circa l’attribuzione delle risorse; non si comprende se l’appartenenza ad albi ed elenchi dei beni culturali siano requisiti necessari e comunque la ripartenza delle attività post covid potevano e forse dovevano essere integrate con la normativa vigente.