Sanità, la nota di Solazzo (CISL Taranto Brindisi)
Se la salute, con il Covid-19, è stata per due anni al centro di qualsiasi agenda politica, oggi il futuro del Servizio sanitario nazionale passa anche per le scelte che faranno i partiti. Le esperienze, anche le più tragiche non fanno scuola all’interno della nostra organizzazione sanitaria, per cogliere e restituire dignità al Sistema Salute del territorio, in particolar modo a quelle realtà ospedaliere che rappresentano la prima linea, o meglio la trincea, come i Pronto soccorso.
Realtà in cui operatrici e operatori, per far fronte alle tante vulnerabilità del modello sanitario presente nei nostri territori, possono ricorrere solo alla propria responsabilità e alle proprie energie. Sono lavoratrici e lavoratori che subiscono carichi di lavoro, ormai oltre qualsiasi
limite sopportabile e, come se non bastasse, angherie e aggressioni da parte dell’utenza esasperata e talvolta incivile. Non è giusto scaricare la protesta su chi è in prima linea; andrebbe rivolta a chi ha governato la Sanità negli ultimi trent’anni. Se dissenso dev’essere, va sicuramente espresso nei confronti di chi ha trattato Sanità e Salute come una merce qualunque, anziché riservare a questo aspetto sociale il valore che merita, ovvero mettere al centro le persone.
Quanti operano nell’ambito sanitario – medici, infermieri, operatrici e operatori sanitari e socio-sanitari – al pari dell’utenza, chiedono solo risposte al proprio bisogno di salute. Il nostro. Sistema questo che ha mortificato i principi nobili che erano scritti nella legge 833/78 che istituiva il SSN, per garantire il diritto alla cura della salute, a ricchi e poveri. Purtroppo oggi sono garantititi solo i primi! Allora, si smetta di continuare a convocare tavoli in cui la minestra proposta è sempre quella offerta da anni, condita da promesse, toppe, accorpamenti di presidi, spostamenti di personale da un reparto all’altro.
Potremmo continuare con l’elenco delle misure inutili arrivate in soccorso ad una Sanità la cui vulnerabilità del sistema è sotto gli occhi di tutti. La Sanità pubblica ha bisogno di più risorse e di più personale. Si proceda ad un piano di assunzioni straordinario senza se e senza ma, per evitare tra cinque anni – tempo medio di completamento di un corso in medicina – di ritrovarci a denunciare le stesse nefandezze.
Si proceda col mettere a terra le risorse del PNRR, che solo alla nostra regione assegna 650milioni di euro, al fine di attivare quella rete assistenziale territoriale, senza la quale gli ospedali si sono trasformati in uno sfogatoio di ogni esigenza sanitaria, da parte delle cittadine e dei cittadini. La macchina del PNRR è stata presentata come l’occasione giusta per mettere mano definitivamente alla riforma del sistema, con il ruolo della Sanità territoriale in primo piano. Intorno alla figura del medico di famiglia ruotano le ambizioni, ma anche tutti i limiti, di una riforma seria che consenta realmente di avvicinare medico e paziente, oggi spesso costretto a bussare all’unica porta sempre aperta, il Pronto soccorso.