Lettera aperta di Genitori Taranti alla presidente del Consiglio italiano
Signora Giorgia Meloni,
donna, madre, italiana, cristiana,
lei, i ministri del suo governo e i parlamentari che lo sostengono siete arrivati dove a nessuno è permesso di arrivare: violare la Costituzione italiana.
“Uno Stato giusto si occupa del più debole, di quello che non si può difendere da solo!”
Ricorda queste parole, Giorgia, donna-madre-italiana-cristiana? E’ facile dirle da un palco, durante la campagna elettorale, e poi piegarsi, in perfetta continuità con i governi precedenti, ai desideri dei più forti.
Lei e il suo partito, quando eravate all’opposizione, su tutti gli argomenti avete criticato il governo in carica, tranne i casi in cui si è trattato di fornirgli una stampella per favorire gli inquinatori del suolo tarantino, dei corpi di donne, uomini, bambini, concedendo all’ex-Ilva miliardi di euro dei cittadini italiani, compresi i più deboli; in quei casi, anche lei dimenticava cosa per una donna-madre-italiana-cristiana è davvero importante: la vita e la salute dei figli. Di tutti i figli, i più deboli e indifesi di questa nazione, innanzitutto.
Adesso, con ancor più accanimento dei precedenti, la produzione diventa un impegno anche del suo governo e della estrema destra parlamentare. Complimenti vivissimi!
Ed eccola qui, oggi, la donna-madre-italiana-cristiana, senza la maschera, senza provare la vergogna di essere non solo parte, ma responsabile diretta di quanto sicuramente accadrà a Taranto, nel prossimo futuro.
La cosa più difficile da digerire, per noi, è che lei conosce perfettamente la drammatica situazione tarantina, l’impatto dell’industria su ambiente e salute e vita e diritto alla felicità, al clima, alla sicurezza, alla libertà, alla dignità individuale e collettiva. Sì, queste cose lei le sa, eppure…
Eppure immaginiamo la sua risposta, sulla falsariga di chi da lei stessa è stato definito “un buon politico”, ma che resterà per sempre la figura più buia dell’Italia del XX secolo: “Me ne frego!”
Potrà anche obiettare, sentirsi offesa, denunciare, ma è questo che resta nella nostra immaginazione, dopo il DL del 5 gennaio u.s., dopo la richiesta al Parlamento di voto di fiducia. E l’immaginazione non può essere punita, nemmeno con l’olio di ricino.
Così, lei se ne frega dei rapporti medico-scientifici dell’OMS e dell’ISS, degli articoli pubblicati da riviste scientifiche di livello mondiale, dei piccoli curati nel reparto di Onco-ematologia pediatrica di Taranto, delle centinaia di bambini nati con malformazioni congenite, dei ritardi cognitivi dei piccoli che vivono nei quartieri più prossimi all’acciaieria, della diossina presente nel latte materno, dell’inquinamento di aria, terra, mare e sottosuolo, della dignità di un lavoro ridotto al rango di schiavitù; se ne frega dell’art. 41 della Costituzione italiana che ora impedisce qualsiasi bilanciamento tra produzione e salute; se ne frega di legare le mani alla Magistratura, invadendo pesantemente il campo di un potere indipendente dello Stato; se ne frega di riconoscere il tribunale naturale per ogni delitto, reato, crimine. Se ne frega delle sentenze di condanna dello Stato italiano da parte della CEDU. Se ne frega se l’immunità concessa preserverà i colpevoli di reati e condannerà innocenti alla rinuncia dei propri diritti in favore di un solo nuovo dovere: ammalarsi, soffrire e morire per la strategia (!) di uno Stato democratico. Se ne frega del rapporto della Commissione per i diritti umani dell’ONU che inserisce Taranto tra le zone di sacrificio, una macchia sulla coscienza collettiva dell’umanità creata dalla collusione di governo e impresa (già solo quest’ultima cosa, in quanto italiana, dovrebbe farla arrossire di vergogna).
Probabilmente, risponderà a questa lettera, se vorrà farlo, ricordando l’interesse strategico come principio fondamentale da perseguire, per un buon governo; noi le ricordiamo che l’interesse della collettività (quindi, il vero interesse strategico) è inserito nell’art. 32 della Costituzione italiana, che definisce fondamentale per l’individuo il diritto alla salute, che la Repubblica deve tutelare.
Riconosciamo di aver richiamato troppe volte la Costituzione italiana, costata il sacrificio di centomila patrioti, durante la Resistenza. Immaginiamo che, ancora una volta, nella sua testa tornerà come un mantra il pensiero “me ne frego”.
Una cosa, però, è certa: donna, madre, italiana e cristiana non sempre sono sinonimi di umanità.
Associazione Genitori tarantini