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Presunte molestie in Regione Basilicata, Rizzo (Cisl Medici): “Bardi chiarisca quanto accaduto, al dipartimento Salute c’è un problema di etica e di estetica istituzionale”

Quanto sta emergendo sul presunto caso di molestie sessuali al dipartimento Salute della Regione Basilicata impone una seria riflessione sul decadimento etico che interessa una parte delle istituzioni regionali». A dirlo è il segretario generale della Cisl Medici Basilicata Serafino Rizzo. «In attesa che si proceda speditamente agli accertamenti del caso per appurare circostanze e responsabilità di quanto accaduto – aggiunge Rizzo – non possiamo che essere indignati dal modus operandi attribuito all’attuale vertice del dipartimento. Con tutte le cautele del caso e nel rispetto della presunzione d’innocenza, dal tono triviale di certe dichiarazioni in libertà emerge una questione che è di natura etica ed estetica e riguarda il tema della probità morale del dipendente pubblico, a maggiore ragione di chi riveste ruoli apicali di nomina politica. Per quanto ci riguarda, noi abbiamo avuto sempre la testa alta e denunciato in punta di diritto ciò che non era conforme alle regole, interessando gli organi deputati al controllo, sia a livello ministeriale, sia a livello territoriale con esposti alla magistratura ordinaria e contabile. A quanto pare ciò è stato sufficiente per farci guadagnare le medaglia di “pagliacci”, motivo in più per insistere nella nostra opera di controllo e di denuncia delle irregolarità che continuano a consumarsi rispetto ad atti e procedure amministrative di dubbia regolarità, ad iniziare dalle funzioni apicali oggi ricoperte all’interno delle aziende sanitarie in condizioni di illegittimità per vizi di requisiti e/o di incompatibilità».

«Il dato incontestabile – continua il segretario generale della Cisl Medici – è che la dirigenza generale, ovvero il vertice amministrativo, di uno dei più importanti dipartimenti regionali è ancora una volta nell’occhio del ciclone per questioni che l’attuale direttore generale ha il dovere morale e professionale di chiarire, nel caso, anche prendendo in considerazione l’idea di rassegnare l’incarico perché i cittadini lucani non sono “pecoroni” e meritano che a gestire la loro salute siano deputate persone capaci, autorevoli e di specchiata moralità. La stessa chiarezza ci aspettiamo dal presidente Bardi e dall’assessore al ramo Fanelli che sulla questione non possono sperare di glissare confidando nei sollazzi della pausa agostana: c’è una questione di probità che riguarda anche certe scelte politiche e le modalità stesse di selezione dei vertici dei dipartimenti. La gravità dei fatti che stanno emergendo impone un chiarimento pubblico nella massima trasparenza, anche per sgomberare il campo da eventuali collusioni e restituire la massima serenità a chi lavora nel dipartimento. Ci sentiamo, però, di azzardare una conclusione: la scelta di fare della Basilicata terra di colonizzazione di presunti luminari del public management provenienti da altre regioni e politicamente sponsorizzati dalle stanze romane non ha prodotto i frutti sperati. Forse è il caso di cambiare metodo», conclude Rizzo.

Sulla vicenda delle presunte molestie interviene anche Migla Russo, responsabile del comitato donne e segretaria regionale per la medicina del territorio della Cisl Medici Basilicata. «Ammettere che si tratti di violenza solo nei casi più gravi, fisici e non anche quando si subiscono pressioni psicologiche e azioni di stalking di ogni tipo – spiega Russo – non fa che alimentare il terreno su cui si insinuano i comportamenti violenti e discriminanti nei confronti delle donne».

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