Basilicata, sanità bocciata dai dati Agenas
In Basilicata si registra carenza di personale e liste di attesa in aumento. Ciò comporta un aumento delle migrazioni per motivi sanitaridell’83,4%, costando alla Regione ben 62,4 milioni di euro secondo i dati della Fondazione Gimbe. Ne deriva un aumento significativo delle spese mediche per i pazienti lucani, molti dei quali, soprattutto gli anziani fragili, abbandonano le cure. Il rapporto Agenas evidenzia una significativa diminuzione del numero di medici di base che esercitano nella regione, da 475 nel 2019 a 435 nel 2021. Questa diminuzione è in parte dovuta al gran numero di medici che andranno in pensione nel 2023. Il fenomeno della carenza di personale medico nel continuum delle strutture sanitarie in tutta la Basilicata, è visto sempre più come una situazione emorragica che lede di fatto il diritto alla salute dei lucani. I dati di Gimbe, secondo cui nel 2025 in Basilicata il numero dei medici di base diminuiranno di altre 36 unità rispetto al 2021, destano un vero allarme. Nell’elenco, infatti, non risulta presente nessun ospedale lucano tra quelli che forniscono cure di qualità elevata o adeguata, né reparti particolarmente eccellenti.
Il livello dell’assistenza sanitaria in Basilicata, infatti, è basso, come in molte altre regioni, soprattutto al Sud. È questo il quadro fornito dall’edizione 2023 del “Programma nazionale risultati” dell’Agenas (Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali), l’osservatorio permanente dell’assistenza ospedaliera nel nostro Paese, specializzato nell’analisi dei dati 2022. Siamo tra le prime tre regioni, dopo Calabria e Campania, a soffrire di una riduzione percentuale maggiore. La situazione non riguarda solo i medici di base. A causa della mancanza di infermieri, molte delle 118 postazioni locali rischiano di chiudere. È il caso di Corleto e di San Nicola di Melfi, che a causa della situazione non riesce a sopperire alla carenza di personale, nemmeno con il supporto di altre stazioni presenti nelle micro aree. Lavoro eccessivo e turni estenuanti rendono la situazione esplosiva, con il rischio che alcune comunità, soprattutto quelle più piccole e confinate nelle zone interne, si ritrovino in breve tempo senza strutture sanitarie.
L’Ospedale San Carlo mostra un numero medio di infermieri per posto letto inferiore a 1,5, con una nuova diminuzione dal 2019 al
2022. La Basilicata ha recuperato solo il 34% delle prestazioni ambulatoriali bloccate dalla pandemia. Anche il Madonna delle Grazie soffre dello svuotamento di medici e infermieri, non va meglio al presidio di Policoro. I servizi ospedalieri di Lagonegro sono chiusi e l’ospedale continua a perdere medici e infermieri. Delicata anche la situazione del CROB di Rionero, che rischia lo smantellamento.
Pertanto, i lucani che non riescono a trovare risposte soddisfacenti ai propri bisogni di cura, decidono di cercarle in altre regioni.
Le carenze nell’erogazione dei servizi, sia dal punto di vista organizzativo in termini di struttura che di qualità dei servizi, sono fattori determinanti per l’aumento di questa emorragia. Pare che a nulla siano servite le denunce e le proteste fatte negli ultimi anni. Siamo di fronte a un governo regionale che continua a resistere al confronto con i sindacati, con le associazioni e gli addetti ai lavori, mostrandosi incapace di fornire strategie efficaci per contrastare le criticità che ormai sono diventate insostenibili. Perché, ad esempio, non aprire un tavolo permanente sulla sanità, necessario per tutelare il diritto alla salute, fondamento imprescindibile dell’individuo e diritto della comunità sancito dalla Costituzione Italiana? Se pensiamo che ad aggravare la già precaria situazione, sarà, a breve, l’ autonomia differenziata che allargherà ulteriormente il divario già significativo con le regioni del Nord, è chiaro che il nostro servizio sanitario regionale rischia di ricevere un colpo mortale. L’eccessiva frammentazione dell’erogazione dei servizi ha un impatto negativo sul volume delle attività e quindi sulla qualità dei risultati dell’assistenza. Il sistema sanitario ospedaliero della Basilicata fatica a uscire dalla mediocrità in cui purtroppo versa da molti anni e necessita di essere risolto al più presto attraverso una trasformazione. Il vero cambio di direzione deve partire dalla valorizzazione della qualità di tante persone competenti, professionistiche operano in questo campo da anni e non personaggi improvvisati che stentano ad ammettere il palese fallimento di una politica regionale inefficace e deleteria. Serve una nuova programmazione dei servizi che tenga conto del rapporto esistente tra volumi ed esiti delle cure e che si impegni a fornire risposte adeguate alle esigenze di medici e pazienti. Il tempo è scaduto: bisogna affidare a persone competenti e capaci, e che amano questa terra, l’arduo ma onorevole compito di ristabilire l’equilibrio necessario per la creazione di un vero modello di eccellenza sanitario.