Guerra Israele-Hamas, 53 giornalisti uccisi nel conflitto
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Un Un Un raid israeliano nel Sud del Libano aumenta il tragico bilancio dei giornalisti uccisi “nella nuova guerra” che ha portato all’uccisione della giornalista corrispondente del canale Al-Mayadeen, Farah Omar e del cameraman Rabie Al-Maamari e di un civile, Hussein Aqeel, producer che accompagnava i giornalisti. Il fatto successo nella zona di Tayr Harfa e Jebbin, nei pressi di Tiro. I due, lei 25, lui 40 anni avevano appena finito una diretta alle 10 ora locale per dare aggiornamenti sui bombardamenti israeliani nel sud del Libano per la tv libanese, considerata vicina all‘Iran e a Hezbollah che ha condannato l’uccisione affermando che questo “non rimarrà senza risposta”. Poi hanno rivendicato una serie di attacchi contro postazioni militari israeliane. Con i due giornalisti libanesi e un altro ucciso qualche giorno fa, arriva a 53 il numero dei giornalisti uccisi in poco meno di 50 giorni dopo l’inizio della “nuova” guerra israelo-palestinese, quarantacinque dei quali sono palestinesi. Altri sono stati arrestati o feriti. La denuncia arriva dal Commettee to protect journalist (Cpj) che monitora le condizioni in cui si trovano a lavorare i giornalisti nel mondo. La ong cita, inoltre, il record negativo del mese che ha fatto più vittime tra i giornalisti da quando l’organismo che si batte per la libertà di stampa ha iniziato a monitorare il numero di attacchi e di morti, nel 1992.