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Ex Ilva, la risposta della Regione sullo studio epidemiologico

“La Regione ha finanziato e condotto, tramite i suoi organi tecnici, lo studio del 2016 che ha supportato le conclusioni a cui erano giunti i periti del GIP, estendendo e approfondendo l’analisi. I risultati sono stati poi ulteriormente confermati da un ulteriore studio pubblicato nel 2019, fornendo le evidenze necessarie a stabilire il nesso causale tra le emissioni del siderurgico e gli effetti sanitari.

A valle dei tre studi già disponibili, con conclusioni tra loro coerenti, la Regione ha programmato l’aggiornamento dello studio di coorte, con l’obiettivo di estendere il periodo di osservazione alle annualità successive al 2014. La durata di osservazione, che in genere non è inferiore a 5 anni, dipende da esigenze di tipo tecnico-scientifico e si basa anche sulla tipologia di esiti in studio e sulla loro frequenza nella popolazione. Il dato di fatto è che, nell’arco temporale di osservazione, è intervenuta l’emergenza pandemica che ha, tra le altre cose, determinato in tutto il mondo un limitato accesso ai servizi sanitari e quindi una riduzione di diagnosi.

La riprogrammazione delle attività è stata quindi motivata dall’esigenza di mettersi nelle condizioni di limitare le potenziali distorsioni dovute a questa circostanza allungando di ulteriori due anni lo studio, mentre è sempre continuata l’attività di aggiornamento degli strumenti di sorveglianza epidemiologica. eraltro, l’aggiornamento dello studio di coorte riguarda le annualità successive al periodo oggetto del processo Ambiente Svenduto”.

È la risposta della Direttrice area epidemiologia e care intelligence dell’Aress Puglia e del Coordinatore dell’Avvocatura della Regione Puglia alle dichiarazioni di un deputato.

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