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Il M5s Basilicata non vota la legge Pittella

I fatti: la maggioranza ― Azione e la destra tutta, da Fratelli d’Italia alla Lega compresa Forza Italia ― ha aumentato il budget a disposizione dei gruppi consiliari per assumere professioniste e professionisti e ha svincolato una somma di 1.950 euro che prima poteva essere liquidata al singolo consigliere esclusivamente se assumeva un collaboratore. Ora questa somma resta a disposizione dei singoli consiglieri per spese legate all’attività politica, ma svincolata dall’assunzione di personale.

Il M5S e tutta l’opposizione (PD, AVS-PSI-BP, BCC) si sono astenuti durante il voto in Consiglio Regionale.

Le conseguenze per il M5s (mi permetto di parlare solo a nome del gruppo politico che rappresento, ma sono certa che i colleghi delle minoranze si comporteranno allo stesso modo): né Verri né la sottoscritta annuseranno neanche lontanamente questi duemila euro in più per sé stesse. La somma in questione, come rendiconteremo presto e come è già verificabile, è e sarà impegnata solo ed esclusivamente per retribuire il personale.

Smontata la narrazione secondo cui la norma sarebbe bipartisan e tutt* usufruiranno dell’aumento ― non è realtà, ma pura fantasia “giornalistica”, in quanto noi non lo facciamo e non lo faremo, questo è l’impegno preso con la comunità lucana ― c’è qualcosa in questa storia che non torna.

Vero è che il M5s ha commesso un errore iniziale, firmando la proposta di legge “PITTELLA” in Ufficio di Presidenza; vero è che le minoranze avrebbero dovuto opporsi con maggiore forza alla proposta di legge, ma ancora più vero è che questi provvedimenti sono stati voluti, approvati e realizzati solo ed esclusivamente con il favore della maggioranza, dunque del presidente della giunta Bardi e, ancor più, del presidente del consiglio Pittella.

Succede, invece, che nei giorni che seguono il montare della polemica, il centrodestra scompare dalla scena e il nome di Marcello Pittella scivola via, come se non fossero loro i veri artefici e fautori della modifica della legge.

Perché? In particolare, ho seguito l’accanimento del bancario e pubblicista (come lo stesso pare definirsi) Nino Grasso contro la collega Verri, della cui buona fede non ho mai dubitato. Un accanimento del tutto singolare: in modo costante e martellante, Grasso scarica tutte le responsabilità del misfatto su Verri e sbatte, letteralmente, il suo primo piano, solo il suo primo piano, su tutti gli articoli che dedica al tema. E allora, con la curiosità che mi contrassegna, ho iniziato a chiedermi: dopo aver giustamente rimbrottato l’opposizione, perché mai il giornalista non se la prende affatto con chi quel provvedimento l’ha voluto e votato? Perché in nessuno dei tanti articoli dedicati al tema non usa neanche mezza foto di Pittella o di Bardi? Ora, io non possiedo risposte definitive né un’intelligenza sopraffina, ma poco poco di memoria ancora sopravvive e, rovistando tra i meandri della stessa, forse qualche pista di risposta l’ho trovata. Forse, e dico forse, se Grasso avesse voluto attaccare uno degli autori della legge “maledetta”, ossia Marcello Pittella, avrebbe potuto utilizzare una delle foto che li ritrae insieme. Eh sì, perché io sono assai disponibile a confrontarmi, a ricevere critiche e intemerate, ma non sono disposta a tollerare sermoni sui costi della politica da chi per quasi dieci anni ha ricevuto incarichi ed emolumenti, per centinaia di migliaia di euro, da quella stessa politica. A quanto mi consta, proprio l’integerrimo Grasso nel corso di ben due legislature, la nona guidata da De Filippo e la decima da Pittella, avrebbe ricoperto il ruolo di portavoce del presidente, nonché di capo ufficio stampa giunta della Basilicata; durante il periodo, quindi, della cosiddetta “rimborsopoli”, durante il quale il giornalista, evidentemente, non aveva ancora sviluppato tanta sensibilità al tema dei costi della politica e non si indignava per quanto accadeva nel palazzo da lui quotidianamente ― e legittimamente ― frequentato per lavoro.

Ma le tessere del mosaico non sono ancora tutte: attualmente, Grasso scrive per una testata giornalistica che, da numerosi mesi a questa parte, ha completamente smesso di pubblicare qualsiasi comunicato stampa prodotto dal M5s di Basilicata, con rare eccezioni. Anche qui un’altra coincidenza singolare: il giornale in questione ha smesso di divulgare il lavoro del M5s da quando il coordinamento regionale in particolare ha assunto una linea politica forse dissonante con quella del proprietario del giornale.

Allora il mosaico prende forma: sullo stesso giornale che non pubblica comunicati stampa del M5s, scrive un giornalista, Nino Grasso, che è stato, tra le altre cose, il portavoce di Marcello Pittella. Dunque quando quel Pittella propone una legge che dà la possibilità per i consiglieri e le consigliere di accedere a più fondi, il giornalista non attacca Pittella ma si accanisce per una settimana di seguito contro Verri e contro il M5s tanto scomodo.

Perché scomodo è stato il M5s quando si opponeva alla linea politica, ops editoriale, del giornale in questione e scomodo è stato il M5s per Azione. Dunque che si fa? Meglio è liberarsi dei cinque stelle, scaricare su di loro le responsabilità del misfatto, distrarre l’attenzione.

D’altronde è facile costruire la trappola perfetta per il Movimento (che non ha giornali e tv di riferimento, né filiere né dipendenti né clientele): basta ingigantire l’errore (pure ammesso), fingere che sia stato determinante per l’approvazione della legge (falso) e poi, semplicemente, lasciare che il Movimento si auto-cannibalizzi.

Lo stesso giornalista ha scientemente omesso di raccontare che: il M5s è l’unica forza politica che ha restituito allo Stato 120 milioni di euro e che ha tagliato i vitalizi (poi reintrodotti dalla destra); che il M5s di Basilicata, nel corso degli ultimi anni, ha restituito oltre 230mila euro alla comunità, soprattutto attraverso progetti destinati alle scuole: ma questo perché ricordarlo?

Dunque, ricapitolando: il M5s, oggi come ieri, continuerà a fare le restituzioni di denaro pubblico, utilizza quei duemila euro, oggi svincolati dalla maggioranza, per retribuire personale qualificato e, insieme alle altre opposizioni, sta lavorando a iniziative per contrastare le norme appena approvate. Io stessa, anche da consigliera comunale, ho sempre restituito il gettone di presenza al gruppo di attiviste/i di Melfi, finanche quando ero disoccupata.

Bene le critiche, è possibile cadere, è possibile rialzarsi, ma non accettiamo lezioni da chi, nel tentativo di distrarre l’attenzione e di condannare la pagliuzza, non guarda la trave che ha nell’occhio: il che, in parte, spiegherebbe “il punto di vista” parziale.


Alessia Araneo

Consigliera regionale, capogruppo M5s Basilicata.

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