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In crisi il settore mandorlicolo pugliese

Il settore mandorlicolo pugliese è in crisi. La prolungata siccità ha spinto gli agricoltori ad anticipare i tempi di raccolta e la produzione di questa annata si è molto ridotta.

Il comparto era tornato alla ribalta negli ultimi anni, dopo un periodo di quasi abbandono, ma ora sta attraversando una fase fatta di luci ed ombre.

Affianco alle rinomate varietà pugliesi come la famosa mandorla di Toritto  Filippo Cea, la Genco e la Tuono, sono state immesse sul mercato alcune varietà spagnole (Guara, Soleta, Belona, Avior per citarne alcune) con conseguenze negative per i produttori locali.

Per questo è necessario valorizzare le mandorle autoctone. Sul tema interviene Mario Bartolomeo presidente della neo costituita OP Mandorla di Toritto che, dopo appena un anno dalla sua costituzione, ha raggiunto i primi importanti risultati in favore dei produttori mandorlicoli grazie al conferimento di migliaia di quintali. Il suo invito rivolto ai mandorlicoltori è quello di concentrare le produzioni al fine di ottenere il massimo valore aggiunto possibile ai produttori rispetto alla frammentazione dell’offerta che non può che indebolire l’agricoltore.

“La cooperazione in generale ed il sistema delle O.P. in particolare – dichiara Bartolomeo – sono le uniche forme organizzative che possono consentire ai produttori di costruire un percorso comune di valorizzazione,  dotandosi delle strutture di trasformazione consone ed indispensabili. Inoltre sono importanti i controlli per far rispettare gli standard qualitativi e soprattutto al fine di tutelare le produzioni certificate come quelle rinvenienti da agricoltura biologica: in questo il riconoscimento di marchi di origine come DOP o IGP aiuterebbero il settore a fare quel salto di qualità e valorizzazione commerciale delle produzioni.

Per Giuseppe De Noia presidente provinciale di CIA Levante (Bari-Bat) “il lavoro intrapreso come organizzazione per rafforzare il sistema produttivo mandorlicolo ha bisogno però del necessario supporto delle istituzioni politiche e della ricerca per dare sempre più forza al settore. Il fatto di aver considerevolmente ridotto, a livello di regionale, il premio per la mandorlicoltura nell’ambito delle misure agro-climatiche ambientali del Complemento di Sviluppo Rurale 2023-2027 non può che far diminuire le potenzialità, ancora inespresse, del comparto. Per giunta – prosegue De Noia – con la nuova Pac non sono riconosciuti contributi. È inoltre necessario che le istituzioni scientifiche aiutino sul campo gli agricoltori a porre in essere azioni utili a ottimizzare la fase di produzione, con protocolli innovativi ed economicamente sostenibili”.

 

OLTRE IL 40% DELLA PRODUZIONE REGIONALE. Il territorio della terra di Bari detiene il primato regionale con il 40 per cento della produzione regionale di mandorle con una superficie di 13.570 ettari ed una produzione di 71.300 quintali.

Per Gennaro Sicolo presidente regionale e vicepresidente nazionale CIA, “alla luce di questa riscoperta della produzione made in Italy cresce l’interesse dei pirati dell’agroalimentare, che acquistano mandorle dai paesi extracomunitari per rivenderle come prodotti made in Italy ingannando i consumatori e a discapito dei nostri agricoltori. Per questo – aggiunge Sicolo – è ancor di più necessario che gli agricoltori non disperdano il loro prodotto e lo concentrino nelle strutture cooperative organizzate al fine di dare maggiore valore ad un prodotto alimentare dall’eccezionale profilo organolettico e nutrizionale, comprovato da vari studi condotti dall’Istituto sperimentale agronomico di Bari, che hanno rilevato come le mandorle pugliesi contrastino l’aumento della concentrazione ematica del colesterolo e siano un potente antiossidante che ostacola l’invecchiamento”.

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