Il consigliere lucano Cifarelli chiede il completamento della Città della Pace a Scanzano Jonico
Non può cadere nel vuoto l’appello di qualche giorno fa di Pasquale Stigliani, portavoce di ScanZiamo le Scorie, sulla Città della Pace di Scanzano Jonico. Ed è per questo che ho deciso di interrogare il Presidente della Giunta regionale ed audire in Seconda Commissione consiliare (Bilancio e Programmazione) i responsabili del progetto per capire i motivi del ritardo nel completamento della struttura di Terzo Cavone.
Non si tratta solo di adoperarsi affinché non si perda il finanziamento di 5 milioni di euro a valere sui fondi del PON legalità – Asse VII “Accoglienza e integrazione migranti” – Azione 7.1.2. “Interventi per ospitalità dei lavoratori stagionali ed il contrasto al fenomeno del caporalato”, ma si tratta di non vanificare l’impegno di una comunità intera, quella lucana, definita “popolo”, che nel 2003 si mobilitò per evitare che il deposito unico di scorie nucleari italiano fosse realizzato in Basilicata (ipotesi non ancora del tutto scongiurata). E si mobilitò per ipotecare un futuro fatto di pace e lavoro: lavoro nei campi, in agricoltura, nel turismo, nella valorizzazione del capitale umano e sociale.
Sembra distante anni luce quel novembre 2003 se abbiamo già dimenticato il lavoro della Fondazione “Città della Pace per i Bambini Basilicata” nata su iniziativa della Regione a seguito dello “scampato pericolo”, se si rischia di buttare al vento l’impegno del premio Nobel Betty Williams e poi del Dalai Lama, del Nobel per la pace Rigoberta Menchu e di Sharon Stone oltre ai Mecenate che hanno contribuito con propri fondi a realizzare l’abitazione per la Pace per l’accoglienza di famiglie migranti.
Sfuggono ancora le ragioni per cui non si procede all’appalto del completamento della struttura nei pressi di Terzo Cavone concepita per accogliere ed integrare migranti identificati, per lavorare nelle nostre aziende locali, da assumere regolarmente ed integrarli nella comunità contrastando così il caporalato. Sappiamo bene quanto le nostre aziende agricole abbiano bisogno di manodopera!
Se la Regione non dovesse accelerare i tempi per realizzare e collaudare l’opera entro il 31 dicembre 2026 non avremo solo perso un finanziamento, ma avremo perso la memoria ed insieme ad essa la dignità per una mobilitazione che, alla fine, non sarà valsa a nulla.