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Consiglio regionale di Puglia accoglie la proposta di finanziare l’utilizzo di una nuova tecnologia, Optune, per fronteggiare il glioblastoma

Una nota degli assessori regionali al Bilancio e alla Salute Fabiano Amati e Raffaele Piemontese.

 

“Il Consiglio regionale ha accolto all’unanimità la proposta del Governo regionale di finanziare l’utilizzo di una nuova tecnologia, Optune, per fronteggiare un grave tumore cerebrale, il glioblastoma. Con questo dispositivo si spera di modificare la storia naturale della malattia, allungando l’aspettativa di vita e nella consapevolezza che anche un solo giorno è da considerarsi guadagnato.

Il finanziamento per euro 200 mila, appostato per un primo progetto di sperimentazione, assegna alla ASL di Bari il coordinamento della contrattualizzazione e della gestione interaziendale. E il tutto da eseguirsi, ovviamente, in pochissimi giorni.

Il dispositivo non risulta di particolare ingombro o incidente sulle migliori condizioni di vita dei pazienti, perché, a parte la scatola di produzione del campo elettromagnetico, si traduce in cerotti adesivi che permettono l’aderenza sul cranio di matrici con materiali moderni che fungono, detto per semplificazione, da elettrodi.

Allo stato, una serie di dati scientifici dimostrerebbe l’utilità del dispositivo, in grado di aumentare la prognosi di vita di quasi 5 mesi (passando quindi da 15-16 mesi a 20-21 mesi), anche se ci sono casi che hanno fatto registrare una speranza di vita molto più ampia.

Nelle scorse settimane abbiamo esaminato tutti i dati in possesso e valutato l’esperienza delle altre regioni italiane, con l’aiuto dei clinici dell’IRCCS Giovanni Paolo II di Bari.

È chiaro che questa attività di verifica, meticolosa e rapida, è risultata funzionale a comprendere se sulla base di un protocollo terapeutico, sempre indispensabile in questo come in tutti i casi in cui si prescrive una terapia, l’assunzione degli oneri da parte della Regioni risulti congrua, nel cui concetto sono ricondotte – ovviamente – anche questioni etico-morali, da gestire guardando al paziente e alla sua irripetibilità piuttosto che alla cassa.

Ciò lo specifichiamo poiché il dispositivo ha un costo di noleggio mensile di euro 21 mila oltre IVA, nella speranza che all’atto dell’acquisto la ASL di Bari e l’azienda produttrice sappiano negoziare un prezzo inferiore, così da garantire l’utilizzo a una platea di pazienti più ampia.

La questione economica, in ogni caso, non può e non deve mai rappresentare una limitazione, qualora i clinici dovessero concludere per la sua utilità e, rispetto a ogni singolo caso concreto, per l’esistenza di un ampio apparato normativo, in grado di superare le limitazioni incombenti sulla Puglia, in materia di extra LEA non finanziabili con il bilancio autonomo, perché la Puglia è in piano di rientro.


Avevamo promesso il 21 ottobre scorso, all’esito di una riunione sull’argomento della Commissione bilancio, di fare in fretta nell’assumere una decisione. E abbiamo fatto in fretta, consapevoli che gli approfondimenti devono sempre avere breve durata, poiché mentre noi approfondiamo ci sono pazienti che lottano per la vita o per un po’ di vita in più da donare, attraverso la nostra attività, ai loro cari”.

 

Una nota degli assessori regionali al Bilancio e alla Salute Fabiano Amati e Raffaele Piemontese.

 

“Il Consiglio regionale ha accolto all’unanimità la proposta del Governo regionale di finanziare l’utilizzo di una nuova tecnologia, Optune, per fronteggiare un grave tumore cerebrale, il glioblastoma. Con questo dispositivo si spera di modificare la storia naturale della malattia, allungando l’aspettativa di vita e nella consapevolezza che anche un solo giorno è da considerarsi guadagnato.

Il finanziamento per euro 200 mila, appostato per un primo progetto di sperimentazione, assegna alla ASL di Bari il coordinamento della contrattualizzazione e della gestione interaziendale. E il tutto da eseguirsi, ovviamente, in pochissimi giorni.

Il dispositivo non risulta di particolare ingombro o incidente sulle migliori condizioni di vita dei pazienti, perché, a parte la scatola di produzione del campo elettromagnetico, si traduce in cerotti adesivi che permettono l’aderenza sul cranio di matrici con materiali moderni che fungono, detto per semplificazione, da elettrodi.

Allo stato, una serie di dati scientifici dimostrerebbe l’utilità del dispositivo, in grado di aumentare la prognosi di vita di quasi 5 mesi (passando quindi da 15-16 mesi a 20-21 mesi), anche se ci sono casi che hanno fatto registrare una speranza di vita molto più ampia.

Nelle scorse settimane abbiamo esaminato tutti i dati in possesso e valutato l’esperienza delle altre regioni italiane, con l’aiuto dei clinici dell’IRCCS Giovanni Paolo II di Bari.

È chiaro che questa attività di verifica, meticolosa e rapida, è risultata funzionale a comprendere se sulla base di un protocollo terapeutico, sempre indispensabile in questo come in tutti i casi in cui si prescrive una terapia, l’assunzione degli oneri da parte della Regioni risulti congrua, nel cui concetto sono ricondotte – ovviamente – anche questioni etico-morali, da gestire guardando al paziente e alla sua irripetibilità piuttosto che alla cassa.

Ciò lo specifichiamo poiché il dispositivo ha un costo di noleggio mensile di euro 21 mila oltre IVA, nella speranza che all’atto dell’acquisto la ASL di Bari e l’azienda produttrice sappiano negoziare un prezzo inferiore, così da garantire l’utilizzo a una platea di pazienti più ampia.

La questione economica, in ogni caso, non può e non deve mai rappresentare una limitazione, qualora i clinici dovessero concludere per la sua utilità e, rispetto a ogni singolo caso concreto, per l’esistenza di un ampio apparato normativo, in grado di superare le limitazioni incombenti sulla Puglia, in materia di extra LEA non finanziabili con il bilancio autonomo, perché la Puglia è in piano di rientro.

Avevamo promesso il 21 ottobre scorso, all’esito di una riunione sull’argomento della Commissione bilancio, di fare in fretta nell’assumere una decisione. E abbiamo fatto in fretta, consapevoli che gli approfondimenti devono sempre avere breve durata, poiché mentre noi approfondiamo ci sono pazienti che lottano per la vita o per un po’ di vita in più da donare, attraverso la nostra attività, ai loro cari”.

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