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Processo “Ambiente Svenduto”, l’associazione PeaceLink presente a Potenza nella prima udienza del nuovo procedimento penale

Anche PeaceLink era a Potenza nella prima udienza del nuovo procedimento penale, collegato alla storica inchiesta “Ambiente Svenduto”. Vi è stato un ampio arco associativo che ha riconfermato la volontà di rappresentare i diritti dei cittadini in quello che è uno dei più grandi casi di disastro ambientale in Italia.

Tramite l’avvocato Filiberto Catapano Minotti abbiamo provveduto a rinnovare la richiesta di costituzione di parte civile già presentata in passato. E ora al vaglio delle difese degli imputati e del giudice stesso.

Siamo stati presenti in Camera di consiglio con la perseveranza di sempre. Erano con noi vari cittadini di Taranto, compagni di strada di lunga data,
animati dallo spirito di giustizia che sorregge tutte le lotte di chi non vuole rassegnarsi. Dentro di noi c’era il ricordo di tutte le persone che non ci sono più, di tutte le vittime dell’inquinamento che non possono più parlare ma che ci hanno lasciato il compito di continuare a testimoniare, sempre e comunque, anche nelle condizioni più difficili.

Per noi c’è stato un motivo in più per rinnovare l’impegno. Fu proprio PeaceLink, nel febbraio 2008, a far partire le indagini con un esposto in Procura: le analisi da noi commissionate certificavano l’elevato inquinamento da diossina. Era stato riscontrato in un pezzo di pecorino prodotto con il latte di pecore che pascolavano vicino allo stabilimento Ilva.

Da quel momento è iniziato un percorso giudiziario che ha aperto un impressionante squarcio di verità su un disastro ambientale che non può e non deve essere dimenticato. Eravamo a Potenza per onorare la memoria delle vittime. E per chiedere, ancora una volta, verità e giustizia. Vi è infine una questione pratica e molto concreta che è legata ad Ambiente Svenduto: gli impianti Ilva sono attualmente sotto sequestro. È stato questo il risultato importante del procedimento avviato nel 2008. Ed è questa attualita che rende il procedimento penale in corso particolarmente rilevante per il futuro.

Infine va detto che attorno al disastro ambientale vi è stato uno sviluppo di attenzione a livello europeo attraverso i propri organismi di giustizia, per non parlare dello storico rapporto dell’Onu che – dopo un sopralluogo di una sua apposita commissione – ha definito Taranto “zona di sacrificio” e “macchia sulla coscienza dell’umanità”.

Alessandro Marescotti
Presidente PeaceLink

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