Dati Svimez, curare un Italia disgregata, non solo duale
“I dati Svimez evidenziano un inizio 2011 con dati positivi per la Basilicata, ma se la nave Italia affonda è davvero di poca rilevanza stare nella stiva o sulla coffa, perche, secondo prima o secondo dopo, si affonda tutti. Per questo, più che sui dati, dovremmo concentrarci sulle indicazione che emergono con forza dal rapporto e che univocamente fanno emergere la necessità di politiche di crescita”. Così il presidente della Regione Basilicata, Vito De Filippo, a margine della presentazione del rapporto Svimez.
“La realtà – spiega De Filippo – è che la ‘peste democratica’, ossia quella pandemia rivoluzionaria partita con la primavera araba, sta arrivando anche nel nostro Paese e partirà dal Sud, con rischi potenziali molto grandi. I nostri giovani, come fotografa lo Svimez, vivono una condizione di presente disagiato e futuro senza alcuna certezza che può essere un terreno fertile per la tentazione di un cambiamento purché sia.
La cosa che come presidente della Regione Basilicata mi conforta di più – prosegue è che le aree di intervento che la Svimez indica (infrastrutture, energia, rimodulazione della spesa e lotta all’evasione fiscale) ben incrociano quanto da noi si sta facendo. Per queste politiche la Basilicata è pronta ma, come ho già detto, poco può fare senza un contesto fertile e interlocutori affidabili. E lo stesso, mi permetto di dire, vale per tutto il Mezzogiorno”.
“In questi mesi – ha proseguito De Filippo – il Sud Italia superando ogni divisione geografica e politica ha dimostrato di essere in grado di costruire un buon modello con il piano di infrastrutture per il Mezzogiorno. Un risultato, quello emerso dal confronto tra il ministro Fitto e tutti i governatori, da enfatizzare più per il metodo, la condivisione, che per la portata (visto che i fondi Fas erano stati già falcidiati dal Governo) ma che comunque rappresenta un oasi di politiche di sviluppo nel deserto della politica di risanamento che questo Governo ha inteso come sinonimo di taglio. Eppure, è opinione condivisa, l’Italia può crescere solo se cresce il Sud. Ma anche quando il Mezzogiorno è un’opportunità immediatamente spendibile per il Paese, è difficile ottenere i giusti riconoscimenti. Cito come espio, in questo il caso della Val d’Agri, non perché territorio e punto di forza lucano, ma perché citato proprio nel rapporto Svimez”.
In relazione alle vicende energetiche della Val d’Agri, De Filippo ha ribadito che “come evidente dalla lettura del Rapporto la Basilicata rappresenta una duplice opportunità per il Paese, nell’immediato, ‘alleggerendo la bolletta petrolifera nazionale fino ad un probabile e rilevante 10-15%’ e in prospettiva con ‘la capacità di fare del territorio un laboratorio nazionale attrezzato sul fronte delle emergenze e competenze energetiche’, con ‘sviluppo delle risorse rinnovabili, tradizionali e nuove’ anche perché, spiega ancora il rapporto, ‘dai proventi dello sfruttamento delle fonti tradizionali potrebbero derivare le risorse per sviluppare le fonti energetiche alternative in una realtà regionale nella quale quello ambientale è un patrimonio di grandissimo rilievo’. Eppure – ha osservato De Filippo – è stata la Regione Basilicata a dover sottoporre questa opportunità al Paese, a spiegare che l’Italia può beneficiare oggi dei vantaggi delle estrazioni e, praticamente a costo zero, ossia con una frazione del solo maggiore gettito fiscale che otterrebbe da questa “Libia domestica’, costruire lo sviluppo della Basilicata e una più duratura certezza energetica e di crescita per il Paese, ma questo concetto, che abbiamo trasfuso in un memorandum d’intenti sottoscritto da Regione e Governo ormai da mesi, col sostegno bipartisan delle forze politiche lucane, si trova ad affrontare resistenze che si ammantano di ragioni economiche ma sono fondamentalmente culturali. Per questo ho chiesto al ministro Fitto di far rientrare la declinazione del memorandum all’interno del decreto Sviluppo che il governo sta preparando, contemperando le esigenze di sostenibilità ambientale e di iter celeri per attestarla, con le potenzialità di sfruttare in termini di sviluppo questa risorsa”.
Per De Filippo “superare il sistema duale con cui è stato vissuto il Paese e frenare le tendenze che lo vogliono ancor più disgregato è la vera sfida che, in questo momento storico, l’Italia deve vincere se vuole far crescere il Sud e sfruttare le uniche possibilità di crescita realmente esistenti. Non siamo più un Paese di autarchia e con il pregiudizio – non un errore, come diceva Nitti – verso il Sud. Eppure C’è una forza politica che lavora sulla dualità del Paese e su forme autarchiche disgreganti, ma la cosa che più mi preoccupa, è che ci sono forze che sembrano disposte ad assecondare queste velleità del tutto al di fuori delle ragioni della storia, dell’economia, della politica e anche della geografica pur di restare a galla. L’Italia ha bisogno di programmare politiche di crescita di farlo sulla base di dati certi e credibili, come quelli Svimez, e non su fantasie da dare in pasto agli elettori; e un’economia forte, affidabile e slegata dal mondo della Padania è una prospettiva credibile quanto quella di aumentare le esportazioni in Atlantide. La verità – conclude il presidente lucano – è sempre la stessa: al Sud ci sono margini di crescita, fortunatamente possono trainare l’Italia, ma chi guida il Paese deve aprire gli occhi”.