Ripristino fiumi, infondate le preoccupazioni su progetti cavatori
Le preoccupazioni manifestate dal “disaster Manager di Legambiente”, Pio Acito, circa un presunto “sbracamento amministrativo ed istituzionale” che vedrebbe affidato agli imprenditori del settore cave “Il compito di proporre i progetti di ripristino dell’officiosità fluviale” sono immotivate perché il provvedimento cui Acito fa riferimento è praticamente inesistente. E’ la rassicurazione che viene dal Dipartimento Ambiente della Regione Basilicata dopo le dichiarazioni rilasciate dall’esponente dell’associazione ai quotidiani locali. La Giunta Regionale di Basilicata, infatti, ha approvato il mese scorso un provvedimento che istituisce il coordinamento delle attività di elaborazione ed aggiornamento del programma stralcio degli interventi di ripristino dell’officiosità dei corsi d’acqua, prevedendo la semplificazione delle procedure, ma pone la pianificazione degli interventi da mettere in atto in campo a un comitato di coordinamento composto dai dirigenti degli Uffici Difesa del Suolo di Potenza e di Matera, dal dirigente dell’Ufficio Ciclo dell’acqua, dal dirigente dell’Ufficio Geologico ed attività estrattive, dal Dirigente della Protezione Civile e da un rappresentante dell’Autorità Interregionale di Bacino della Basilicata. L’unico riferimento fatto dalla citata delibera agli operatori delle cave è per la possibilità che nella progettazione degli interventi di ripristino si possa prevedere “la compensazione, nel rapporto con gli esecutori, dell’onere per l’esecuzione di piccoli interventi di ripristino delle opere di difesa spondale e sistemazione dei tronchi fluviali con il valore del materiale estratto riutilizzabile a fini economici”. In altre parole, dato che buona parte degli interventi di ripristino dell’officiosità dei fiumi consiste nella rimozione di inerti che finiscono col saturare il letto del corso d’acqua, la delibera prevede che gli stessi materiali recuperati possano servire “a pagamento” dell’intervento fatto, ma sempre in esecuzione di un progetto definito dal comitato di coordinamento anzi citato che, si sottolinea, è interamente composto da dirigenti pubblici. Ogni preoccupazione, insomma, circa il fatto che gli imprenditori delle cave possano decidere in autonomia gli interventi da fare, mossi da interessi economici e non ambientali, è evidentemente privo di fondamento.