Manovra, lacrime e sangue
E’ trascorso il mio primo anno dal collocamento in pensione e considerato lo scenario crisi economica che, come sempre, si abbatte sui pensionati e ceti medi, mi posso considerare uno dei fortunati per essere nato nel ‘50 in quanto, per un fattore puramente anagrafico, non sono passato sotto la scure del governo relativamente alla manovra finanziaria. Attività che ho svolto fino al 2010 e per oltre 40 anni di servizio a difesa della legalità e della sicurezza dei cittadini in diverse città ad alto rischio di criminalità. Il senso di appartenenza all’Istituzione Polizia mi riempie di orgoglio e mi consente di sentirmi vicino ad una categoria di lavoratori che con senso del dovere e di sacrificio assicurano la libera convivenza civile nel nostro territorio di Basilicata e su tutta la nazione. Ciò detto, oserei osservare, che vivo e rilevo il malumore che serpeggia tra la categoria e tra la gente comune che sta attraversando momenti di sofferenza per la crisi congiunturale. Per questo ritengo che un minimo di valutazione sul momento della crisi bisogna esplicitarla. Credo che per i tempi in cui ci troviamo occorre dire le cose come stanno senza sotterfugi e sfuggire dalle responsabilità. Se ne discute frequentemente in ogni angolo di società che la causa di questo malessere è dovuta alla mancanza del rispetto delle regole, dal mancato rispetto del bene comune e per non aver rispettato i principi di rigorosità nella vita quotidiana per una società più giusta. La difesa della cultura della legalità bisogna sostenerla con senso di orgoglio. Per questi principi insiti nella mia personalità, per l’attività professionale che ho dignitosamente svolto per quarant’anni con senso di dovere verso l’istituzione e per esserne stato fedele servitore, credo di aver lasciato evidenti segni storici nell’onorata polizia tanto da esserne considerato, senza falsa modestia, da esempio a quanti, oggi, ancora indossano la divisa. L’attuale momento che vive la cittadinanza a causa della crisi economica non mi lascia indifferente anzi da normale cittadino sono stimolato ad una riflessione seppure critica ma dovuta sulla manovra e sul decreto anti-crisi che ha dei punti critici e mi confronto con il mondo solidale. Si parla che il momento che viviamo è causa di gravi squilibri che si sono accumulati da oltre decenni e che oggi siamo costretti a ricorrere ai ripari prima che l’Italia giunga alla bancarotta. Certo è che viviamo momenti difficili e l’impatto sociale è davvero devastante, ragione per la quale la politica ne prenda atto e faccia un esame di coscienza, non fosse altro per riacquistare credibilità e rimanere al servizio dei cittadini. Tutti sosteniamo che per giungere al pareggio di bilancio devono contribuire prioritariamente i rappresentanti del parlamento e le istituzioni attraverso i tagli ai costi della politica, eliminando gli sprechi, le indennità ed i vitalizi. Su questo, con dovuta pacatezza, occorre fare un’analisi obiettiva considerato che gli stipendi dei nostri parlamentari superano le direttive degli omologhi dei paesi dell’eurozona e si è desiderosi di conoscere le entrate dai rimborsi elettorali che entrano nelle casse dei partiti politici. Occorre una verità politica perché è questa la maggiore responsabile per non aver creato una programmazione trasparente di linee guida di una politica economica di Governo per lo sviluppo, il lavoro, la giustizia, la lotta all’evasione fiscale e soprattutto di far pagare le tasse a tutti.
Sono queste le motivazioni della gente comune che non trova giusto che purtroppo ogni qualvolta si vara una manovra come al solito si inizia a far pagare i lavoratori e i pensionati. Abbiamo esultato alle affermazioni del premier enunciate nel discorso di insediamento per la volontà del Governo di lavorare nella piena rigorosità e soprattutto eliminare i privilegi. Purtroppo le affermazioni non hanno convinto i cittadini, i lavoratori e i pensionati poiché nel c.d. decreto “Salva Italia”, in verità, non si eliminano i privilegi della casta ed a pagare restano sempre coloro che già pagavano le tasse. Aggiungo che le entrate per consentire la indicizzazione della pensioni di 1400 euro si possono prelevare proprio dai bilanci dei partiti relativamente al rimborso spese elettorali, provvedendo all’aumento dell’Irpef per i redditi alti, attraverso l’istituzione della patrimoniale ed eliminando i costi sulle pensioni d’oro. E’ umanamente impensabile andare in pensione a 66 anni, specie per i lavori usuranti come lo sono per gli appartenenti alle Forze di Polizia che sono cittadini di questa comunità che pagano come ogni cittadino le tasse e che, per effetti degli tagli, non percepiscono gli aumenti di contratto e gli automatismi di carriere oltre al fatto di non veder riconosciuta la specificità né la salvaguardia delle pensioni di anzianità. Ma l’aspetto che più mi lascia perplesso e per cui mi sto interrogando con l’associativismo solidale è che ora in barba all’assenza di una volontà che mira ad una lotta serrata all’evasione fiscale, si vuole attentare anche al tasso di libertà del denaro proprio. Per questo ritengo di condividere le azioni unitarie del sindacato confederale che, con una condivisione d’idee e di azioni unitarie, cerca di sollecitare un confronto con il Governo proprio per rimarcare il ruolo propositivo del sindacato e far valere le ragioni della contrarietà ad alcuni punti della manovra che vanno a penalizzare i pensionati ed il ceto medio. Oggi si è fortemente convinti che i lavoratori ed i cittadini di questa terra onorabile sono consci di quello che sta accadendo nel Paese e sono dell’avviso che i problemi della crisi sono stati provocati dalla gestione deleteria della politica. Siamo consapevoli che i sacrifici vanno affrontati con la partecipazione di tutti e con un’improrogabile equità purché lo facciano prioritariamente coloro che rappresentano i comuni, le regioni ed il parlamento e non si ribellino alle soppressioni delle province o perchè si discute sui tagli della politica. I cittadini sono stanchi di assistere al malaffare, agli scandali e al coinvolgimento nelle inchieste quando invece l’etica e la rigorosità di chi amministra deve essere di esempio a salvaguardare lo stato di diritto e la società civile. Per questo il pensiero volge ai lavoratori precari, a chi con i propri risparmi si è costruito la prima casa e che stenta a vivere, ai pensionati con pensioni minime, ai lavoratori delle fabbriche, delle catene di montaggio, dei cantieri, alle famiglie a mono reddito ed ai lavoratori del Comparto Sicurezza che hanno subìto, come tanti altri lavoratori del pubblico impiego, i provvedimenti emanati dal Governo. L’auspicio è che nel corso del varo del decreto sulla manovra finanziaria si raggiunga quella ragionevolezza di voler salvaguardare quei principi volti a garantire equità sociale e di riconoscere la specificità del lavoro encomiabile che svolgono gli appartenenti alle Forze dell’Ordine, come quelli della Basilicata che, ad oggi, per il lavoro profuso, riesce ancora a non essere succube della microcriminalità. Per l’occasione intendo far giungere alle famiglie i miei auguri di un sereno Santo Natale nell’auspicio che il nuovo anno che verrà sia migliore di quello appena passato.
Lorenzo Creanza – Consulta Pensionati Polizia Siap