CronacaPuglia

Il Tar di Bari boccia le Asl leccesi sulla sanità privata

Con una sentenza esecutiva, il Tar di Bari ha accolto il ricorso di 6 strutture leccesi specializzate in odontoiatria, che dovranno ricevere dalle Asl di Lecce le somme già pattuite nel 2009, anche per gli anni 2010 e 2011. Il Tar ha annullato la delibera numero 1500, con cui la Giunta Regionale, nel 2010, aveva ridistribuito il budget ai privati, secondo nuovi criteri ‘territoriali’, decurtando le somme di quasi l’80%. Nel frattempo, nacque il ‘Comitato per la libera scelta del cittadino in sanità’, che includeva quasi 100 strutture sanitarie di tutta la Puglia, con l’obiettivo di convincere la Regione e l’assessore alla sanità Tommaso Fiore, sia a garantire la libera scelta del cittadino, sia che vi fosse una rispondenza delle strutture e del budget loro assegnato al fabbisogno, ottemperando a quanto imposto dalla normativa statale di settore.

Con questa decisione, il Tar, di fatto, ha anche annullato provvedimenti come il Dief (documento di indirizzo economico e funzionale, dgr 2866/10), con cui la Regione aveva stabilito le risorse stanziabili per la sanità privata, e spazzato via le delibere con cui l’Asl di Lecce ha dato applicazione agli atti regionali. Per l’avvocato Alberto Pepe “è una sentenza clamorosa, subito esecutiva, quindi ai ricorrenti verrà riconosciuto tutto quello che hanno erogato negli anni 2010 e 2011, nei limiti dell’unico tetto di spesa ancora vigente, cioè quello del 2009”.

La sentenza del Tar barese ha trovato la piena condivisione anche di Vito Mazzei, segretario regionale del ‘Sindacato branche a visita’: “La sentenza del Tar ha cancellato dal mondo del diritto un atto regionale iniquo. La Regione, per avvicinare maggiormente i cittadini ai servizi sanitari specialistici, non solo non ha conseguito tale scopo, ma ha raggiunto lo sperequante risultato dell’uniformità di ogni professionista”. Nel frattempo, la situazione delle liste d’attesa è quasi al collasso; la denuncia è di Ruggiero Calabrese, direttore sanitario del Laboratorio Calabrese di Cavallino (LE), che ha lanciato l’allarme della chiusura delle prenotazioni entro il mese di gennaio. “La legge 1500 è paradossale – ha spiegato Calabrese – perché vengono penalizzati i pazienti e, di conseguenza, le strutture che erogano le prestazioni di alta specialità radiologica (gli esami salva-vita). Nel nostro istituto il budget si è ridotto del 60%, per cui se non ci saranno interventi per rimodulare i budget in maniera meritocratica, entro un mese saremo costretti a chiudere le liste per l’anno corrente”.

 

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