Omaggio a Tadeusz Kantor
MUSMA, sabato 17 marzo ore 17.30 A seguire Palazzo Lanfranchi
Sabato 17 marzo, alle ore 17.30, a Matera, nelle sale del MUSMA. Museo della Scultura Contemporanea. Matera e, a seguire, in Palazzo Lanfranchi, sede del Museo Nazionale d’Arte Medievale e Moderna della Basilicata, nell’ambito dell’ormai tradizionale processo condiviso di promozione culturale della città, si inaugura la mostra Omaggio a Tadeusz Kantor.
Intervengono Giuseppe Appella, Direttore del MUSMA, Marta Ragozzino, Soprintendente per i Beni storici Artistici ed Etnoantropologici della Basilicata, Raffaello De Ruggieri, Presidente Fondazione Zètema, Romano Martinis [fotografo], Achille Perilli [pittore], Enrico Pulsoni [scultore], Ludmila Ryba [attrice teatro Cricot 2]. Dipinti, sculture, disegni, immagini e documenti [lettere, cartoline, fotografie, manifesti, cataloghi, impaginati originali, libri, riviste] dal 1955 al 1977 allestiti al MUSMA [insieme alle fotografie di Romano Martinis relative a La poule d’eau 1969, Le bellocce e i
cercopitechi 1974, La classe morta 1975] e dal 1978 al 2010 esposti a Palazzo Lanfranchi
[insieme alle fotografie di Romano Martinis relative a Où sont les neiges dantan 1978, Wielopole-Wielopole 1980, Q’ont crevent les artistes 1985, Qui non ci torno più 1988, Oggi è il mio compleanno 1990], ricostruiscono la storia di Kantor e i rapporti con l’Italia, soprattutto con Achille Perilli la cui amicizia fu fondamentale per l’affermazione di un teatro nutrito alla fonte dei movimenti avanguardistici del XX secolo.
La mostra ripercorre, con cadenza didattica, le vicende del Teatro Cricot 2, soffermandosi sui pittori che vi collaboravano e sulle influenze determinanti del
Costruttivismo russo; mette in luce i programmi della Galleria Foksal che tra il 1966 e il 1994, a Varsavia, è in primo piano nel rinnovamento espressivo dell’arte polacca; rilegge, per mezzo di lettere, cartoline e telegrammi la lunga amicizia con Achille Perilli del quale, attraverso una selezione di disegni d’epoca, viene rinnovata la personale di Varsavia del 1969; evidenzia la partecipazione attiva di Kantor nella preparazione del numero speciale di “Grammatica” (1969) e della mostra dell’Avanguardia Polacca al Palazzo delle Esposizioni di Roma (1979) in questa occasione riproposta grazie agli ingrandimenti delle foto originali della personale di Kantor; sottolinea la presenza del “Gruppo Altro” a Varsavia nel 1979, le molte mostre di Kantor in Italia e all’estero, il suo contributo allo sviluppo dell’happening e dell’installazione, il lavoro teorico svolto con la scrittura e la pubblicazione di vari manifesti, l’ampia fortuna critica.
Otto tra i suoi maggiori spettacoli, dal 1969 al 1990, vengono ricomposti mediante le 224 immagini scattate da Romano Martinis, da sempre dietro al lavoro di Kantor e a quello del Gruppo Altro di cui ha fatto parte anche Enrico Pulsoni che a Matera porta uno dei personaggi de La classe morta costruito dai suoi allievi dell’Accademia di Belle Arti di Macerata. Fondamentale appare, in questo contesto, la passione per la pittura e l’esperienza della seconda guerra mondiale che vide Kantor quale fervente attivista del Teatro
Clandestino di Cracovia, mai influenzato da teorie costituite o da legami col passato, rivolto a rappresentare il mondo rurale polacco, pullulante di immagini legate alla ritualità, alle cerimonie religiose, alla cultura cattolico-slava e ebraico-yiddish, un insieme di processioni, matrimoni, liturgie, ovvero spettacoli che la memoria trattiene in maniera indelebile.
La componente autobiografica, insieme alla sperimentazione di diversi linguaggi e a un prepotente egocentrismo, costituisce, dunque, un elemento essenziale del teatro di Kantor che, trasferendola nel gruppo di Cricot 2, formato di attori professionisti e dilettanti, poeti, scultori, teorici dell’arte, persone trovate, gli consente di portare in scena la realtà.
Una realtà popolata di morti vaganti, di fantasmi, di manichini, di legni spezzati, di ferri arrugginiti, di oggetti sospesi tra passato e infinito, tesa com’è a soppiantare ogni convenzione rappresentativa, a far percepire il senso di precarietà della vita, a ricreare
emozioni scavate nel profondo del subconscio mediante evocazioni struggenti. In questo contesto, appare evidente il nutrimento proveniente dai movimenti d’avanguardia, il fatto di considerare tutto materia del proprio spettacolo, anche l’emballage, il collage, la performance, l’happening, l’installazione, se stesso.
Per l’occasione, al MUSMA e a Palazzo Lanfranchi, sarà possibile vedere il film La classe morta, girato da Andrzej Wajda nel 1976. La mostra rimarrà aperta, nelle rispettive sedi espositive, fino all’11 maggio 2012.