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Grano duro, la Fima plaude all’iniziativa della Coldiretti

“Se la Coldiretti ha deciso di sposare le nostre tesi sulle qualità salutistiche del grano duro del mezzogiorno, e di tradurre quel potenziale in un fatto commerciale, partendo dalla Sicilia, l’operazione non puo’ che lusingarci. Vuol dire che il nostro lavoro di ricerca, studio e divulgazione comincia a dare i suoi frutti a favore dell’agricoltura italiana e dei consumatori”. Lo dichiara Saverio De Bonis, coordinatore Fima, Federazione Italiana Movimenti Agricoli. Il consenso sulla riscossa del grano e della pasta italiana senza micotossine è benvenuto.

“Bene, dunque! L’ iniziativa di Marini non è un plagio, ma non basta – prosegue il Coordinatore Fima – la distribuzione di una pasta sana, 100% italiana, priva di contaminanti, non puo’ essere appannaggio di una sola catena, perché è in ballo la salute pubblica. Gli esiti dell’inchiesta del “Salvagente” sulle paste a marchio dei distributori, dimostrano che occorre essere prudenti. Tale scelta strategica aiuterebbe sicuramente l’ insegna commerciale a rifarsi una sua immagine, ma al prezzo di imbrigliare il mercato. E per i produttori un simile accordo, rischia di diventare limitante e cannibalizzante. Ad esempio, potrà Coldiretti offrire quel marchio, dunque, quel tipo di pasta più sana nei suoi farmer’s market? E’ improbabile. Perché la proprietà del marchio è condivisa con la grande distribuzione che ne decide le strategie di vendita, ma anche i divieti, in una logica ai limiti della concorrenza. E che ne sarà dell’immagine della pasta offerta da Coldiretti nei suoi punti vendita? I consumatori, per non intossicarsi, dovranno credere a Marini che dice di comprare la sua pasta solo in alcuni supermercati oppure presso i suoi farmer’s market?”.

Meglio sarebbe, allora, estendere quell’ accordo a tutte le altre regioni del mezzogiorno e a tutte le altre catene distributive, in modo da valorizzare l’ enorme miniera d’ oro presente nel sud, restituire reddito agli agricoltori e, soprattutto, difendere i consumatori in qualsiasi luogo della distribuzione, senza preferenze.

Per farlo più facilmente, senza le scorciatoie scivolose del mercato, occorre che il Presidente Marini della Coldiretti, forte dell’ appoggio del Ministro Catania e del Presidente della Commissione De Castro, si impegni pubblicamente a modificare in ambito europeo la norma relativa ai limiti sulle micotossine per il grano e derivati a base di cereali, che risultano oggi troppo elevati. Questa è la vera missione da compiere per superare un paradosso pericoloso sul piano sanitario, che la politica europea non è ancora riuscita a risolvere perchè ostaggio delle lobby industriali! E’un problema che gli agricoltori stanno sollevando da tempo, anche tramite una petizione antimicotossine, disponibile online.

“La Coldiretti, se crede per davvero nella responsabilità sociale del suo ruolo, senza limitarlo ad un business un po’ miope – aggiunge De Bonis – deve indossare i panni del sindacato e condurre la vera battaglia, che è quella politica, al fianco degli agricoltori e consumatori per ridurre quei limiti, condividendo la nostra petizione, in modo da impedire l’ arrivo in Europa di materie prime di pessima qualità, che danneggiano la salute dei nostri figli e avvantaggiano solo i bilanci degli industriali della pasta. Che continuano a prenderci in giro dicendo che il grano staniero è migliore. Perché è un grano di forza! Invece, dai fatti, quel grano è migliore perché rafforza le loro tasche, ma peggiora la salute pubblica, la bilancia commerciale del Paese, il bilancio sanitario pubblico, dunque, l’ indebitamento complessivo dello Stato”.

E uccide imprese, consumatori e territori. Grazie al grano di scadente qualità, che nei paesi di origine non può essere utilizzato nemmeno per i maiali e che viene importato in Europa a prezzi stracciati, è stato perpetrato un furto colossale a danno del grano italiano di ottima qualità, sinora sottopagato. Lo ha documentato molto bene il servizio Presa Diretta di Raitre. Un danno che si estende anche ai consumatori come ha invece dimostrato il cartello dei pastai scoperto dall’ antitrust. Insomma, un furto impunito, su più versanti, senza risarcimento né per i consumatori né per i produttori, che ha messo in ginocchio migliaia di aziende e favorito l’abbandono di interi territori del mezzogiorno, ritenuti marginali perché meno produttivi.

Ma la marginalità, in questo caso, potrebbe essere un vantaggio se accompagnata dalla politica e non dal marketing. “Se si tenesse conto del valore salutistico del nostro grano e dei costi necessari a produrlo nelle zone vocate – sia pur a bassa produttività – l’ abbandono del territorio potrebbe essere evitato ed il diritto alla salute e al reddito salvaguardato. Senza discriminazioni. Perché di fronte alla salute pubblica, e’ necessario andare oltre il principio della nicchia o di una sola insegna. Marini non può limitarsi a dire che adesso deciderà il mercato. Sulla salute deve decidere la politica non il mercato! La vera natura di un sindacato agricolo si gioca sul terreno politico, non su quello commerciale. Altrimenti si rischia di confondere i ruoli!“

 

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