Aumentano le critiche sulle disfunzioni al ‘Madonna delle Grazie’
Gentili Direttori,
mi permetto di importunare loro in ordine a situazioni di disservizio che si registrano nel nostro Ospedale. Volendo rifuggire dal clamore mediatico che spesso realizzano segnalazioni negative sulla sanità pubblica, auspicando un intervento migliorativo a favore dei servizi, dell’utenza e del buon nome di tanti operatori sanitari che dedicano professionalità ed impegno a favore dei pazienti bisognosi di cure, non posso sottrarmi, come cittadino e come espressione di un volontariato che supporta i servizi trasfusionali e sanitari, dal denunciare quanto accaduto a me personalmente e a miei conoscenti. Opero da 35 anni nel mondo del volontariato del dono del sangue come donatore (91 delle mie 99 donazioni sono state effettuate presso il ST di Matera) e come responsabile associativo a vari livelli, per cui penso di avere una discreta conoscenza di fatti e situazioni. Allo stesso tempo mi auguro, per me e per la comunità materana, che i servizi sanitari siano assicurati a tutti al massimo livello possibile.
E veniamo ai fatti:
ORTOPEDIA
– venerdì 17 febbraio 2012, in seguito ad una scivolata sul ghiaccio, ho riportato una frattura al 3°metacarpo. Il medico di medicina generale non ravvede la necessità di approfondimenti diagnostici, dopo 4 giorni mi presento al Pronto Soccorso dell’Ospedale di Matera ove mi riscontrano la frattura e mi inviano in Ortopedia. Poiché era sabato, mi hanno fatto tornare il lunedì. La dottoressa di turno ha visionato i raggi e la scheda del referto radiologico e senza neppure vedere l’arto o effettuare manovre, ha dato disposizione agli infermieri di procedere con il gesso. Dopo la visita di controllo intermedia, mi hanno tolto il gesso con suggerimenti di esercizi da fare. La mano sinistra non è tornata alla normalità (ho avuto difficoltà a chiudere la mano e nella prensilità).
– Venerdì 17 agosto, in seguito ad una caduta accidentale in campagna, mi procuravo un piccola frattura al 5° metacarpo: pronto soccorso e raggi ed appuntamento al lunedì in sala gessi. Dal referto radiologico si evince che la precedente frattura non è stata ben curata e l’ortopedico lo evidenzia per cui questa volta se ne occupa direttamente. Con materiali ed attrezzi costruisce il gesso e lo fa rifinire (si fa per dire … alle infermiere) senza alcuna manovra sull’arto.
– Al controllo intermedio nuovi rx con visita ortopedica: i raggi segnalano che le ossa della mano non sono in asse perché non è stato effettuato l’allineamento. L’ortopedico di turno mi invita a sottopormi ad intervento (che io rifiuto visti i 2 precedenti negativi) a nuovo controllo intermedio e al 18 settembre a togliere il gesso. A quel punto il rapporto fiduciario con il reparto ortopedico si è ridotto ai minimi termini emi sono rivolto ad altro professionista.
DIALISI
– Giugno – luglio 2012: telefonate con amici che vivono fuori dalla nostra regione per sapere cosa avessero programmato per l’estate stante una lunga consuetudine di ritorni estivi nel paese d’origine.
PIC vive a Napoli dopo aver fatto 10 anni di missione in Burundi e dopo aver retto per piu’ di 35 anni una Parrocchia nel potentino. Dopo una grave patologia ai reni e la successiva asportazioni, per poter dializzare evitando l’andirivieni S. Arcangelo/Villa d’Agri e la non più giovane età, viene trasferito a Napoli in un convento vicino all’Ospedale che lo cura. D’estate tornano a Grassano da Torino, Zug, Verona e Bergamo i suoi fratelli e sorelle ed è suo desiderio trascorrere con loro una 10ina di giorni.
FS ha lavorato e vive in Germania da 42 anni. Da qualche anno in cura per diabete, viene operato nella primavera scorsa ad entrambi i reni non più funzionali, a giorni alterni si sottopone a dialisi. Vuole trascorrere nel paese d’origine, come fa da 42 anni, 15/20 giorni con la sua famiglia e con la famiglia di origine. Entrambi si attivano per tempo ed anche attraverso i medici che li hanno in cura per poter effettuare la dialisi al Madonna delle Grazie. La risposta da Matera non incoraggia a programmare il rientro estivo al paese di origine, si fa sempre più fermo il diniego addolcito dall’invito a rivolgersi ad altre strutture. Tinchi non è diversa da Matera ed i 2 vagano dall’idea del non partire a quella del consultare strutture sanitarie extraregionali. PIC sonda il Miulli di Acquaviva e FS l’Ospedale di Altamura. Nel frattempo ci eravamo sentiti ed avevo proposto loro di verificare di persona in uno dei tanti viaggi che faccio a Matera per motivi associativi.
Convocato a Matera dal ST per una donazione di plasma per il 24 luglio, ho avuto modo di recarmi in reparto e di riproporre alla capo sala l’esigenza dei nostri corregionali. I toni e le argomentazioni non mi sono sembrati né convincenti, né in linea con un corretto stile relazionale con l’utenza (affermare che “le ferie non sono obbligatorie” per gli ammalati mi è sembrato alquanto scorretto per non dire altro, invitare ad utilizzare altre strutture sanitarie ed una privata che sicuramente assicura il servizio, non mi sembra il massimo). Ho chiesto di parlare con il responsabile del reparto che ha evidenziato difficoltà per carenza di personale, per le ferie (dei dipendenti questa volta, giuste e sacrosante da fruire, ma non tali da negare un servizio vitale!!!). Poi inviti a consultare altre strutture e se proprio non si trovava, riprovare più avanti perché si sarebbe potuto liberare qualche posto! Da informazioni assunte da pazienti utenti del servizio, è stato riferito che in agosto erano liberi 2 posti dialisi!
A quel punto mi sono chiesto: che cosa posso fare? Mi è venuta l’idea di interessare i vertici dell’Azienda: tentativi di contatti telefonici andati a vuoto per giorni e dall’altro capo del telefono: Il Dr. Maglietta è a Potenza, il Dr. Maglietta è in riunione, il Dr. Maglietta arriva più tardi … Mai una che la voce dall’altro capo dicesse “ mi dia il suo numero, la richiamo quando il Direttore è in sede” (anche perché chiedevano il motivo della telefonata e sapevano che non era volta a risolvere problemi personali o particolari). I giorni passano, che fare? Chiamo il Dr. Sacco. Fortuna! Mi era sembrato un buon auspicio, alla 1° chiamata mi risponde. Legittimamente deve assumere informazioni e poi discuterne. Ma il “mi richiami domani” non ha avuto seguito perché le chiamate dei giorni seguenti hanno fatto squillare il telefono, ma non hanno avuto risposta.
Non volevo fare clamore sulla stampa, non interessa al volontariato che noi promuoviamo. Volevo solo essere utile a 2 corregionali che hanno dato lustro e servizio alla nostra Terra con umiltà e sacrificio personale. Non volevo che barriere burocratiche e cattiva organizzazione dei servizi impedissero loro di sentirsi figli di questa Terra con il diritto a curarsi nelle strutture che sono state predisposte per tutti i lucani.
Senza perdermi di animo ho contattato il Dr. Maruggi che nel giro di 12 ore ha fatto rimodulare i turni delle ferie e ha fatto prendere contatto al reparto con i pazienti per concordare esigenze e servizio da approntare. PIC e FS hanno dializzato al San Carlo di Potenza, sono tornati nei luoghi d residenza, contenti di aver potuto trascorrere un periodo con le famiglie, nel paese, con gli affetti e, da ultimo, con le cure di un ospedale regionale che li ha accolti e fatti sentire a casa propria. Non voglio fare considerazioni di sorta sulla qualità dei servizi offerti all’utenza e al territorio, sulla migrazione sanitaria che con comportamenti sì fatti viene favorita ed incoraggiata, sulla deontologia di alcune figure che operano nei nostri servizi sanitari. Voglio solo che questa mia segnalazione sia utilizzata per accertare i fatti e per verificare se responsabilità e comportamenti non in linea con doveri e protocolli si possano evitare nel futuro ed essere da voi valutati sul piano comportamentale e disciplinare per eventuali addebiti.
In attesa di conoscere le vostre determinazioni in merito ai citati episodi, vogliate gradire cordialità e saluti
Antonio Bronzino