‘Operazione Peter Pan’ a Lecce, oltre un secolo di carcere per gli indagati
Oltre un secolo di carcere. E’ la durata complessiva della pena, con rito abbreviato, scaturita dalla cosiddetta ‘Operazione Peter Pan’. Per Francesco Attanasio la pena inflitta è di 10 anni; 2 anni e quattro mesi per Piergiorgio De Donno; 4 anni e otto mesi per Annachiara De Luca; 7 anni e quattro mesi per Antonio Facecchia; 2 per Amine Fouad (pena sospesa); 2 per Dario Giaccari (pena sospesa); 8 per Mauro Giaccari (in continuazione con un altro processo); 7 anni e quattro mesi per Mauro Iaia; 7 per Fabio Lorenzo; 4 per Nicola Magli; 12 per Raffaele Martena; 8 anni e quattro mesi per Ivan Martucci; 2 per Andrea Pellè; 2 anni per Remolo Peluso; 8 anni e quattro mesi per Giuseppe Pinto; 7 per Davide Podo; 8 per Antonio Quarta e 7 per Roberto Spagnolo. Assolti, invece, perché il fatto non sussiste, Roberto Pellè e Lorenzo De Pace; per quest’ultimo imputato, assistito dagli avvocati Riccardo Giannuzzi e Francesco Nutricati, l’accusa aveva chiesto una condanna a cinque anni di reclusione.
Alla base dell’inchiesta, tre anni di indagini serrate, migliaia d’intercettazioni telefoniche e ambientali, arresti, ingenti sequestri di droga e un’attività investigativa capillare. Elementi che hanno portato, dunque, a smantellare una vasta associazione finalizzata al traffico e lo spaccio di sostanze stupefacenti, che agiva in una specie di quadrilatero, compreso tra i comuni di Monteroni di Lecce, Arnesano, Porto Cesareo e Carmiano. Un sodalizio perfettamente inserito nella Sacra corona unita, con particolari legami con il clan più rappresentativo, quello dei fratelli Mario e Angelo Tornese di Monteroni, già in carcere. Ventinove le ordinanze di custodia cautelare eseguite all’alba del 29 novembre 2011 dalla squadra mobile di Lecce (in collaborazione con i colleghi di Brindisi, Taranto e Lanciano e con il supporto aereo del reparto Volo di Bari) di cui 27 in carcere (cinque quelle notificate a soggetti già detenuti) e due agli arresti domiciliari. Le misure furono emesse dal gip Vincenzo Brancato su richiesta del sostituto procuratore della Direzione distrettuale antimafia di Lecce, Elsa Valeria Mignone. Alcuni di loro lasciarono il carcere pochi giorni dopo.
Le indagini degli agenti della squadra mobile di Lecce, partite nel 2008, hanno ricostruito l’intera rete su cui poggiava il traffico di cocaina, eroina, hashish e marijuana, evidenziando canali di approvvigionamento della sostanza stupefacente nei comuni di Cerignola, Napoli, Tuturano e Brescia, ruoli all’interno dell’organizzazione e zone di spaccio. A guidare il gruppo ci sarebbe stato Pierpaolo Carallo, il 27enne di Monteroni assassinato da due sicari la sera del 15 gennaio del 2009 nei pressi del bar Desirè a Carmiano.
E quella sera, un’auto civetta stava seguendo proprio Carallo, senza però riuscire a fermare i suoi killer, evitando uno scontro a fuoco che avrebbe potuto mietere vittime anche tra i passanti. E Carallo sarebbe stato ucciso per le sue mire espansionistiche, avendo una base logistica in una sala giochi di Monteroni, il ‘Peter Pan’, da cui è stata nominata l’operazione. Mandanti ed esecutori di quell’omicidio non sono stati identificati nè fanno parte dell’indagine. Dopo la morte di Carallo, altri avrebbero preso il suo posto, con compiti e gerarchie ben precise. Per esempio, Raffaele Martena avrebbe gestito i rapporti con l’area brindisina, mentre Fabio Lorenzo avrebbe avuto il compito di custodire la droga per conto del gruppo, occultandola in un appezzamento di terreno di proprietà della moglie. Nel corso delle indagini sono stati eseguiti 12 arresti in flagranza di reato e sequestrati 1 chilo e 600 grammi di cocaina, 1 e mezzo di hashish, 4 e mezzo di marijuana. Gli imputati sono assistiti dagli avvocati Massimo Bellini, Giuseppe Bonsegna, Luigi Rella, Benedetto Scippa e Vincenzo Mariano.