Quasi 30mila stranieri impegnati nella raccolta dei pomodori nei campi della Puglia
Sono almeno 30mila in Puglia, di cui solo 21mila nella provincia di Foggia, gli stranieri che anche quest’estate parteciperanno alla raccolta dei pomodori. Il numero esatto non è ufficiale, anche perché non è stato fatto un censimento e molti dei lavoratori non sono ancora identificati, e quindi sconosciuti per le autorità locali, per l’Inps, per il ministero del Lavoro. I braccianti provengono dall’Africa, da zone come Burkina Faso, Sierra Leone, Nigeria, Mali, Uganda, ma anche dall’Est Europa (Romania, Bulgaria e Polonia) e vivono nei ghetti, in edifici diroccati o direttamente sotto gli ulivi, spesso senza servizi igienici e solo con l’acqua non potabile di qualche vecchio pozzo.
“Sono 10 anni che si ripete questo fenomeno, a cominciare dal mese di maggio e fino a novembre. – ha spiegato Giuseppe De Leonardis, segretario generale della Flai Cgil Puglia, una delle poche organizzazioni che, insieme a qualche associazione umanitaria, è presente nei campi e nelle baracche degli immigrati – I lavoratori arrivano a maggio per la raccolta delle fragole e si fermano per le ciliegie, per le angurie, i pomodori, l’uva da tavola e le olive. Vivono in condizioni disumane, sotto la ‘vigilanza’ del caporale che sequestra loro i documenti. Praticamente una condizione di schiavitù – denuncia De Leonardis – e il lavoro è in mano alle organizzazioni criminali. Noi siamo soli, la Regione ha fatto quello che ha potuto, ma occorre che intervenga lo Stato, attraverso la Finanza e l’Ispettorato del lavoro, per combattere questa illegalità diffusa. Anche per questo, come la Flai Cgil Puglia stiamo lavorando affinchè il ministro Kyenge visiti i ghetti”.