Eni, c’è la possibilità che le quote vengano cedute allo Stato
“Le dichiarazioni del Ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni che non esclude la vendita delle quote dei cosiddetti “gioielli” di Stato, tra cui figura l’Eni, per ridurre il debito pubblico, non ci lasciano indifferenti, tenuto conto che la nostra regione è partner privilegiato nella fornitura del petrolio italiano all’Eni”. E’ quanto afferma il consigliere regionale Antonio Autilio condividendo la netta contrarietà espressa dal segretario generale della Cisl Raffaele Bonanni che – precsa – “ha segnalato il forte interessamento di imprese e investitori stranieri a mettere le mani sull’Eni. Anche l’ipotesi di semplice riduzione della partecipazione statale nelle compagnie controllate tra le quali quella petrolifera – aggiunge – apre nuove scenari e quindi fa bene l’esponente di Governo ad auspicare che per la fine dell’anno si possa avere con chiarezza una strategia complessiva che non si limiti a definire, in maniera ragioneristica, misure di riduzione del debito ma verifichi conseguenze ed implicazioni sull’economia del Paese”.
Nel sottolineare che “è già complicato il rapporto tra Regione ed Eni, compartecipata dallo Stato, come testimoniano anni di confronto e il blocco del Memorandum sul petrolio”, Autilio aggiunge che “se si profilasse un diverso interlocutore, che non risponde più agli interessi dello Stato, specie nel caso di privati esteri, lo stesso rapporto finalizzato ad accrescere le royalties dirette e programmi di spesa sarebbe ancora più complicato. La nuova situazione che sembra profilarsi rafforza la mia convinzione dell’urgenza di un disegno di legge del Governo per modificare l’attuale normativa che determina l’ammontare delle royalties del petrolio.
Come è noto – aggiunge – la percentuale di royalties sull’estrazione e produzione di idrocarburi, riconosciute alla Regione Basilicata e ai Comuni lucani dove sono localizzati pozzi ed impianti, è pari al 10% (di cui il 3% attraverso la card carburanti). Una percentuale che è una delle più basse praticate nei Paesi e nelle regioni del mondo dove si estrae petrolio (in Russia e Norvegia l’80%, in Alaska 60% e in Canada 50%, per arrivare all’85% in Libia ed Indonesia). Credo che, come ho già proposto da mesi in Consiglio Regionale attraverso una mozione, sia possibile e necessario procedere, in tempi rapidi, ad un aumento di tale percentuale sia attraverso un provvedimento specifico del Governo che con la contestuale ripresa della concertazione con le compagnie petrolifere. Ciò – evidenzia – ci metterebbe al riparo da possibili cambi di mano nella gestione dell’Eni.
La Basilicata ha bisogno di nuove risorse finanziarie per i programmi di sviluppo eco-sostenibile, per rinnovare il contributo responsabile all’approvvigionamento energetico del Paese, per attuale politiche di coesione sociale indispensabili ad arginare il crescente stato di disagio sociale, segnato dall’indice più alto in Italia di famiglie che vivono sulla soglia di povertà, la fuga dei cervelli e lo spopolamento dei centri minori e di montagna.
Oggi più che mai, proprio in considerazione del diniego a nuove ricerche, perforazioni ed estrazioni che proviene da altre Regioni, alla Basilicata ( e conseguentemente alle aree interessate dalla estrazione petrolifera) che subisce da tempo tale attività, alla quale nella sostanza non si può porre rimedio negativo se non quello della precondizione della tutela della salute e ambientale, deve essere riconosciuta una compensazione in royalties, collegata con la quantità del greggio estratto, adeguata quantomeno alla media internazionale, anche in previsione del futuro regime di federalismo fiscale che potrà essere attuato al meglio solo con il riconoscimento di tali maggiore entrate collegate con le risorse del proprio territorio. Un federalismo fiscale che –conclude – non può vedere la Basilicata tra le regioni più svantaggiate al mondo per le royalties petrolifere”.