BasilicataCronaca

Il Governo Italiano vara misure in materia di lotta e contrasto al femminicidio

crp donne democraticheRossella Brenna, portavoce della Conferenza Regionale delle Donne Democratiche della Basilicata, ha commentato le misure varate dal Governo in materia di lotta e contrasto al femminicidio. “E’ importante che si è cominciato a capire che non si tratta di un semplice omicidio – dichiara la Brenna – ma che invade la soggettività della persona, in questo caso donna. Ma queste misure, seppure molto importanti, sono insufficienti e incomplete a mio avviso perché non rimuovono il fenomeno bensì lo trattano come un reato da punire solo dal punto di vista giuridico, con sanzioni forse tiepide, in quanto nulla esplicitano su come impostare la prevenzione di tale comportamento aggressivo nei confronti delle donne a cui viene limitata la libertà. Ritengo che ci vorrebbero ulteriori accorgimenti. Primo: formare le forze dell’ordine e procure a prendere in considerazione tutti i segnali di denunce che arrivano da pronto soccorso o da privati o dalle vittime stesse, questo presuppone che lo stalker, o il coniuge o comunque il violento, eviti di prolungare l’escalation fino all’omicidio. Secondo: andare all’origine del problema vuol dire risalire allo stato ancestrale di ciò che è la nostra società oggi e di come si è evoluta nel tempo, nel rapporto uomo-donna.

In sostanza tale fenomeno va trattato non solo come reato penale da punire quando si coglie in fragranza e cioè quando si commette il reato, ma si devono porre le basi per prevenirlo, in questo senso bisogna preparare e dare più poteri alle procure, alle forze dell’ordine, ai centri antiviolenza, che per mancanza di fondi stanno chiudendo, ai servizi sociali, perché spesso, soprattutto nei casi di violenza domestica, le vittime non sono solo donne ma anche minori e vanno tutelati, poiché saranno gli adulti di domani. A mio avviso andrebbero inseriti nei POF programmi di educazione al rispetto della soggettività e della diversità tra uomo e donna che deve essere vissuta dai minori con naturalezza e non distorta, la prima educazione va fatta nelle scuole in sinergia con le famiglie.

Io come madre e come presidente del Consiglio di Istituto ho fatto inserire questi programmi di sicurezza nella scuola che frequenta mio figlio per evitare fenomeni di bullismo e cyber-bullismo perché ritengo che la conoscenza sia alla base di tutto e l’educazione può portare ad un cambio culturale. Ritornando allo specifico tema in questione, l’anno scorso fu approvato in Senato un Ddl che poneva alla base tutto ciò: formazione, rimozione di comportamenti psicotici, riconoscimento clinico dei segni di violenza degli operatori sociosanitari, solo che questo presuppone uno stato di welfare con alla base politiche sociali molto solide (questo fu il contributo della Basilicata al tavolo del welfare della Conferenza Nazionale delle Donne di più di un anno fa).

Io non mi stancherò mai di dire che il fenomeno non è solo sociale, è anche clinico e oserei dire che va trattato come una vera e propria patologia sociale da rimuovere prima di gridare al successo.

Soprattutto bisognerebbe ripensare ad uno stato di welfare adeguato, non tagliando i fondi alle politiche sociali che invece devono essere viste come un investimento! Questa è la promessa che vorrei dal mio Premier Enrico Letta. perché sinceramente io non trovo che queste misure siano esaustive del problema tanto dal farne proclamare un risultato acquisito. Ora andrebbe monitorata l’attività del Parlamento su questo tema inserendo il “codice rosa” in tutti i pronto soccorso d’Italia affinché vengano riconosciuti i sintomi di violenza e vengano trattati adeguatamente; la Basilicata, Regione virtuosa, come la Toscana e la Lombardia, l’ha fatto spontaneamente, ma se davvero si vuole combattere il fenomeno, bisogna adeguare tutte le strutture a farlo. Spero ed auspico che queste modeste osservazioni possano essere prese in considerazione in sede di conversione delle misure in Decreto”.

 

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