Decennale della rivolta a Scanzano
“Il decennale della “rivolta di Scanzano Jonico contro la minaccia del nucleare”, grazie soprattutto all’iniziativa di questi giorni di movimenti antinucleari, comitato popolari ed associazioni, per IdV che ha fortemente voluto il referendum antinucleare del 2011, è l’occasione per ribadire la necessità a non abbassare la guardia contro il nucleare”. Lo afferma il segretario nazionale di IdV Ignazio Messina che aggiunge: “la pagina storica della mobilitazione popolare a Scanzano Jonico nel 2003 contro il deposito unico di scorie nucleari che avrebbe voluto il Governo Berlusconi nel centro ionico lucano ha segnato ed incoraggiato le battaglie antinucleari ed ambientaliste del nostro Paese. Ma attenzione: le lobby del nucleare non sono state completamente sconfitte come i rischi che riguardano le scorie ancora presenti in numerose centrali italiane non sono certamente superati. Un esempio, come sanno bene le popolazioni del Metapontino – continua Messina – è quanto accaduto a fine luglio con il trasporto “top secret” all’aeroporto militare di Gioia del Colle di un chilo di biossido di uranio prelevato dalla centrale Enea di Rotondella, adibita negli anni ’60 e ’70 al ciclo nucleare uranio-torio, e restituito agli Stati Uniti nell’ambito di accordi internazionali della Sogin”.
“Dire che l’energia nucleare è pulita – sostiene il segretario nazionale di IdV – è una balla colossale. I processi di produzione generano le famose scorie che devono essere conservate per migliaia di anni, il tempo necessario perché decada il loro livello di radioattività. Ad oggi nessun paese al mondo ha risolto il problema dello stoccaggio di queste scorie, e la scienza non ha ancora trovato un modo per limitarne la pericolosità. La necessita di stoccarle fa lievitare i costi di questa energia. Basti pensare che a causa della nostra breve avventura nucleare, terminata appunto con il referendum del 2011, ancora oggi nella bolletta della luce, alla voce A2, paghiamo una quota per il loro smaltimento.
C’è di più. Il nucleare è una tecnologia obsoleta, costosa, inutile e pericolosa, comunque non adatta all’Italia. Non guarda al futuro, perchè si basa sulle scorte di uranio, in via di esaurimento come il petrolio. Non tiene conto del passato, costellato di grandi incidenti catastrofici e di migliaia di piccoli incidenti meno noti ma sempre pericolosi. In Francia ce ne sono più di 100 all’anno. E non affronta i problemi del presente: a fronte di enormi investimenti (nessun privato al mondo riesce a costruire centrali senza l’aiuto dei governi), quindi di costi insostenibili e di bollette più care per i cittadini. IdV – continua Messina –sostiene le energie rinnovabili e a proposito del petrolio lucano, che è la risorsa strategica essenziale per il fabbisogno del Paese prodotta in Basilicata, denuncia i benefici da “elemosina” per le comunità locali. Non basta rivedere l’aliquota di royalties che spettano alla Regione e ai Comuni dei comprensori petroliferi che è la più bassa in assoluto rispetto ad altre realtà d’Europa e nel mondo (la media è tra il 25-30% con punte del 40%). L’impegno dei Governi che si sono succeduti (Berlusconi e Monti ) con la firma del Memorandum d’Intesa, non mantenuto e quindi su cui vigilare, è di finanziare opere infrastrutturali essenziali per colmare il gap con il resto del Sud e del Paese, rilanciare l’occupazione e favorire la ripresa economica. Il petrolio – che dà pochi posti di lavoro diretti (1.600 nei prossimi tre anni dalla Total per il Programma Tempa Rossa – Sauro) e per poco tempo (tre anni) – deve finanziare progetti e programmi di sviluppo e di autoimprenditoria. Idv infine chiede l’abolizione della card carburante che “spalma” una trentina di milioni di euro a favore dei patentati lucani e di convogliare il fondo per un programma di tutela sociale”.